Regali da uno sconosciuto - The Gift

La vita di Simon e Robyn, da poco sposatasi, procede normalmente. Il loro idillio finisce quando Gordo, è un ex compagno di liceo, si imbatte nella loro vita, mostrando da subito uno strano comportamento. Il passato incombe e molto presto porterà inquietudine nella vita della coppia.
    Diretto da: Joel Edgerton
    Genere: thriller
    Durata: 108
    Con: Rebecca Hall, Jason Bateman
    Paese: AUS, USA
    Anno: 2015
7.9

Sorpresa: Joel Edgerton dietro la macchina da presa. E bene. The Gift – in Italia distribuito come Regali da uno sconosciuto, per evitare ambiguità col film di Sam Raimi – è un thriller psicologico solido, teso ed efficace, con suggestioni sommerse che oscillano da Hitchcock a Cape Fear, ma che in fin dei conti funziona soprattutto per la propria natura pulp. L’attore australiano, oltre a mettersi dietro la macchina da presa, recita il ruolo dello stalker che si mette dietro ad una coppia apparentemente perfetta (Jason Bateman e Rebecca Hall), insinuandosi nella vita dei due con una serie di regali, in escalation dal gradimento al turbamento.

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L’effetto disturbante è assicurato. C’è il trucco e c’è l’inganno: il trucco è quello per cui Edgerton si cala fisicamente nell’inquietante figura di Gordo, col capello rossiccio, l’orecchino e lo sguardo vacuo; l’inganno consiste nel capire se effettivamente sia un villain o una vittima, incertezza che un calibrato script riesce a protrarre fino alle battute finali, valorizzando soprattutto la fragilità gentile di Rebecca Hall e l’ambiguità di Jason Bateman. Il personaggio di quest’ultimo, di cui Gordo è antico compagno di scuola, vien fuori con un’interpretazione prepotente – in tutti i sensi – assecondando in uno splendido duetto con Edgerton tutte le sfumature di temperamento dell’antagonista, che in una sorta di schizofrenia dei toni appare ora dolce, ora aggressivo, ora depravato, ora patetico. Alla poliedricità degli umori, un perverso umorismo fornisce un’ulteriore, riuscita coloritura.

Il meglio, poi, è ciò che non appare. L’evocazione della presenza di Gordo è negli indizi fuggevoli, nei sospetti, nella nevrosi della coppietta. È solo un esempio di come Edgerton regista sappia giocare al risparmio, evitando il sensazionalismo e puntando piuttosto ad una forma raffinata di paura: l’ambiente domestico violato. Non si tratta solo della fobia dello stalker, bensì – man mano che la storia procede, accennando persino ad incanalarsi nel revenge movie – del timore di scoprire che la persona amata non è quella che si crede. Poi, certo, per quanto si lavori di fino in psicologia, i twist e le sorprese denudano il meccanismo del film di genere, fino al finale in bilico tra shock e dubbio.

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Dall’inizio alla fine, Regali da uno sconosciuto risulta dunque impeccabilmente strutturato in ragione dell’obiettivo di destabilizzare: vi riesce anche col montaggio sonoro, con la visuali delle inquadrature, con la studiata posizione di Gordo nel campo visivo. Credibile nei personaggi e certosino nella costruzione della tensione, il debutto di Joel Edgerton riesce snervante, atmosferico, cattivo. In una parola, buono. Si attende il bis.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".