Da quando Viggo Mortensen attraversava le macerie di una civiltà collassata su se stessa nel post-apocalittico The Road, o, ancora prima, Guy Pearce si districava tra le trame folli di un western spietato come La proposta, è sempre parso chiaro come la visione del mondo (e dell’umano) di John Hillcoat non fosse delle più ottimistiche. Neppure il tonfo più o meno clamoroso di Lawless era bastato a far perdere al regista australiano il proverbiale disincanto, annacquandolo, casomai, con eccessive esasperazioni melodrammatiche.
Ci voleva forse un’incursione nel thriller metropolitano, con le sue dinamiche polarizzate e i suoi contrasti netti, per permettere a questa visione di esplodere in tutta la sua esemplare potenza.
Codice 999 è un poliziesco serratissimo dal gusto manniano che nel ritmo e nella solida padronanza dei mezzi espressivi trova il terreno perfetto per una storia tesa e brutale, fatta di doppi giochi, reazioni a catena e cupo pessimismo . Il risultato è un noir dolente che, perfettamente a suo agio all’interno delle logiche di genere, disegna le atmosfere e le brutture di una città che è un microcosmo amorale, dove la legge ha perso ogni significato e, come in un universo postatomico, all’uomo non resta che ripiegare sul proprio tornaconto, sull’appartenenza tribale, sulla propria, mai sopita bestialità.
É l’Atlanta di oggi a farsi allora terra di nessuno, teatro di forze primordiali in eterno conflitto tra loro dove l’uomo mangia l’uomo, l’interesse regola leggi e destini e i ruoli si ribaltano in un cortocircuito etico e morale che non sa che farsene della redenzione.
Non sorprende allora che proprio in queste strade la banda più temibile di rapinatori sia quella di Michael (Chiwetel Ejiofor) e dei suoi colleghi – poliziotti corrotti al soldo di una potente e spietata zarina della mafia russa (un’inedita e imprevedibile Kate Winslet) – e nemmeno che i pochi che gli si mettano contro siano vecchi agenti con ingombranti problemi di dipendenza o giovani pivelli eletti, inconsapevolmente, a vittime sacrificali (un Woody Harrelson sopra le righe, memore, forse, della lezione di Rampart e un Casey Affleck mai così convincente).
Infondo, è (anche) un film di interpreti, Codice 999, un racconto corale di vite perdute, incapaci di guardare al di là del proprio naso o del proprio sangue, smarrite nella cronaca adrenalinica di una disumanizzazione progressiva e inesorabile.
Avvalendosi di un cast di prim’ordine, volti celebri soprattutto grazie alla serialità televisiva, Hillcoat traccia storie e drammi famigliari senza eccedere in psicologismi o introspezioni di sorta, affidando tutto a una messa in scena impeccabile e alla costruzione di un’azione caotica eppure costantemente calibrata, dove persino i colpi di scena arrivano con la forza imprevedibile e deflagrante del caso e la realtà fa capolino oltre i meccanismi di genere e i cliché, gli stereotipi e le strizzate d’occhio, forte come non mai in tutta la sua desolante e brutale concretezza.