Due adolescenti vivono la loro storia d'amore nei boschi. La famiglia di lei non approverà l'unione e farà di tutto per separarli.
Diretto da: Wes Anderson
Genere: commedia
Durata: 94'
Con: Jared Gilman, Kara Hayward
Paese: USA
Anno: 2012
Nel cinema di Wes Anderson l’universalità del microcosmo infantile è sempre relegato dentro la gabbia sociale della famiglia. L’imprevedibilità della commedia è da sempre innestata nel contesto estetico del cinema perdendicolare di Wes Anderson. Le sue consuete introspezioni tassonomiche sono rifinite nell’ambientazione aperta dell’avventura intesa come scoperta di sé.
In Moonrise Kingdom Anderson riscopre la sua natura aristotelica attraverso un impianto narrativo che ricorda molto da vicino il cinema anni ’80 che inventava mondi incantati e dallo sviluppo spazialmente imprevedibile. Anderson sa coniugare tutti gli aspetti del dramma, riduce sempre i tempi delle battute grazie ad un montaggio serrato che chiude i personaggi in una bolla empirica, in cui la giostra dei sentimenti diventa un mero corollario all’esercizio premonitore di una scenografia mentale.
La narrazione poco convincente che aveva afflitto un’opera fortemente manierista come Il treno per il Darjeeling, qua viene soppiantata da un gioco ad incastri di perfezione luciferina. Non si rivedono più neanche le tipizzazioni stilizzate di un film straordinario e niente affatto compreso come Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Riguardo alle situazioni grottesche, irriverenti ed altamente anticonformiste, quasi anarchiche di The Fantastic Mr. Fox, si vedono anche in quest ultimo film, ma sono imprigionate nella coltre spessa di personaggi ben congegnati, in cui il volo piramidale andersoniano si compie con una dovizia di aggettivi e una devozione metonimica che vogliono quasi far sembrare il film qualcosa di eccezionalmente ambizioso, più di quello che sembrerebbe ad una prima vista.
Wes Anderson centra il bersagli con questa commedia arrembante e filma un gioiello crepuscolare infondendo al suo cinema una svolta peculiare alla volontà di annullare ogni barriera che divideva la sua estetica con lo spettatore, riesce a compiere questo scarto trascinando la sua opera verso un terreno quasi action, annullando ogni volta la catarsi, ribaltando le facili scorciatoie retoriche e raggiungendo una soluzione al suo velato romanticismo dark. Moonrise Kingdom è la commedia che ricorda i Goonies, è il film-campus, l’ordigno mentale che riconsidera le fondamenta e i ruoli all’interno della famiglia, costruendo un’altro tipo di famiglia, all’interno di un saggio operistico, in cui il vedere è già una parentesi simbolica e simbiotica entro cui i personaggi rivelano le rispettive mancanze e gli eroismi nascosti, adducendo sempre un afflato morale verso la condivisione di un sentimento instabile, perché estraneo alla società come nucleo indifferenziato.
Il parterre d’attori riflette il grado di audacia espressa da Anderson in questa sua ultima giocosa follia cinematica. Si rivedono grandi performance di attori bistrattati come Edward Norton e Bruce Willis, cammei mozzafiato di Tilda Swinton e Harvey Keitel.
Per il resto, chi ha già amato in passato il cinema di questo cineasta così esigente e personale, ritroverà tutti i suoi temi spinti all’ennesima potenza.