La serialità televisiva ragiona come il cinema? Il progetto seriale di Alias ribadisce la formula che vorrebbe le serie tv allo stesso livello dei film, in maniera furibonda, attraversando il cinema come una linea turbolenta e vorticosa, che incendia divide e sottrae flussi d’informazione e catarsi ripetute ma mai offerte in maniera completa.
La serie si contrappone ad altri prodotti più monolitici e privi di complessità come 24, Prison break, Fringe per un modello sotteso al testo, la matrice di una sovrastruttura invisibile che si dipana per tutta la durata della narrazione, utilizzando i codici della narrazione classica per aggiornandoli e arrangiandoli secondo modalità paratattiche. Un lavoro sontuoso di casting e di profilmico che sarebbe nulla senza la qualità della sceneggiatura.
Quello che colpisce nella struttura di Alias è la polifonia delle interpretazioni che risulta decisiva per una rappresentazione dell’action nell’era del terrorismo post 9/11. J.J. Abrams ha inventato un nuovo cinema post-televisivo. Una volta colmato il gap tecnico tra il film per la televisione e il film per il cinema quale differenza c’è? Nel genere dell’action il punto di svolta è probabilmente stato raggiunto.