Quando al minuto 26 di The Gallows L’esecuzione, animato da una forza invisibile, lo sportello di un armadietto si serra da solo, prima con cigolio sinistro, poi con repentino sbattimento, prende consistenza un’intuizione latente: che non ci sia bisogno di sbattersi troppo dietro al film di Chris Lofting e Travis Luff (chi?), tanto è evidente si tratti dell’ennesimo para-paranormal, ancora prodotto dalla Blumhouse (a volte, purtroppo, Bluffhouse); ancora nel convenientissimo formato found footage; ancora con sconvenientissima sceneggiatura. Sembra non ci credano nemmeno gli autori, che licenziano sbrigativamente 80 minuti scarsi in tutti i sensi, pigri, in cui latitano tanto i fantasmi di qualsivoglia buona idea, quanto l’ombra di un brivido non ascrivibile alla strategia del sobbalzo furbetto.
Durante la messa in scena di una rappresentazione scolastica intitolata L’esecuzione, qualcosa va storto ed uno degli attori ci lascia le penne. Anni dopo, nella stessa scuola del Nebraska, s’organizza il remake teatrale. Il giovane Reese aderisce più per ormoni che per convinzione: spera in un duetto, anche fuori dal palco, con la protagonista Pfeifer. Temendo, poi, di darsi la zappa sui piedi con una figuraccia, si fa convincere dal compagno smargiasso a penetrare la notte prima dell’evento sul set per devastarlo. L’esecuzione del piano diventa una trappola.
Di per sé, il found footage non è una trappola: è un mezzo espressivo aperto ad un ampio ventaglio di possibilità d’impiego, con oscillazioni che vanno dal capolavoro al filmaccio. Che la routine hollywoodiana ne abbia fatto, poi, un’operazione commerciale a basso rischio, è una triste constatazione che non vale a demonizzare il filone, quanto a biasimare chi, con carente verve creativa, si lancia in prodotti senza né capo né coda, con la certezza che il botteghino varrà come minimo da rimborso spese. Se si generalizza, è perché parlare nel dettaglio dell’imbarazzante The Gallows è una difficoltà, se non un supplizio.
Bisognerà, però, pur dire qualcosa su questo che è tra i peggiori found footage degli ultimi anni. Che, ad esempio, non riesce nemmeno a sfruttare l’ambientazione claustrofobica, come invece, per dire, aveva saputo fare Esp – Fenomeni paranormali (mutatis mutandis, ovviamente); che, per continuare, la piattezza psicologica a volte perdonabile nell’horror in questo caso spezza gravemente la tensione, visto che per come si gigioneggia nella prima mezz’ora, le accelerazioni appaiono ridicolmente forzate; che, ancora, la cornice visiva stessa non quadra, perché per larghi tratti le riprese in tempo reale non hanno alcuna giustificazione nel contesto della storia (e per il found footage si tratta di una pecca strutturale). Poco da vedere, allora, nonostante un discreto guizzo finale, che non cancella un film liquidabile come disimpegnato giocattolino da guitti.