David Lynch continua a non piacermi, soprattutto dopo un film allucinante (non è un eufemismo, INLAND EMPIRE è una continua “allucinazione perversa” senza alcun senso, se non il senso stesso, ovvero l’atto di filmare la mancanza stessa di senso) come INLAND EMPIRE. Quello che mi preme evidenziare, su cui non molti si sono soffermati è il carattere rivelatorio (e quindi di disvelamento) in un film come Strade Perdute che è, come tanti altri film di Lynch, pieno di cose bellissime ed epocali, ma anche manierista e confusionario.
A Lynch decisamente manca il dono dell’equilibrio proprio di cineasti come Kubrick, Cronenberg, i Coen e forse anche Paul Thomas Anderson. Ma in Strade Perdute c’è una scena, sequenza, o meglio, un movimento di macchina che dice se non tutto, almeno una parte del tutto. La scena è la seguente: quando verso la seconda parte del film Bill Pullman entra nella casa abbandonata in aperta campagna vista nel sogno dopo aver salito le scale, e fa per vedere l’Uomo Misterioso la macchina da presa compie un giro da sinistra a destra. E’ un movimento che dura una porzione di secondo, eppure è fondamentale. Perchè fa capire mostrandolo, che lo sgaurdo di Lynch è penetrato nel sogno, lo guarda, lo perlustra, per poi uscirne, forse dubbioso. Ma ne esce avendo visto qualcosa, non si sa cosa. E’ un momento di tensione molto alta e prepara ad entrare in quel vortice immaginifico che diventerà poi il film, perdendosi nei meandri della psiche del protagonista. Lasciandolo in balìa del suo delirio.
Questo modo di condurre la narrazione può piacere o meno, è un modo un pò furbo di costruire un incubo vertiginoso per poi non trovare una conclusione non degna delle aspettative iniziali, ma molto affascinante. Il “perdersi” di Lynch in Lost highway segnerà poi il successivo “ritrovarsi” in due film forse addirittura più lineari e persino più consapevoli come Mulholland Dr. e INLAND EMPIRE. Lost highway rimane il primo, il più ardito e il più selvaggio tentativo da parte di Lynch di annullare lo spazio-tempo e aprire all’immagine (come nella sequenza escritta) la porta del sogno.