Performance strabiliante. Non ricordo un’altra attrice che abbia vinto l’Oscar per un ruolo così estremo. Per Natalie Portman è la consacrazione a Diva del grande schermo. Non ha mai sbagliato un ruolo. Congratulations! Un’attrice divina che merita il massimo riconoscimento e tutta l’adulazione possibile. Il Cigno Nero più che del mediocre Aronofsky è tutto suo.
Una prova sovrumana che spezza il cuore e manda in delirio le platee. Giusto che l’unico Oscar vinto dal film sia proprio quello per la migliore attrice protagonista. Natalie Portman non aveva mai avuto nella sua carriera un ruolo così completo, per la prima volta è lei la protagonista assoluta del film. Tutto è in sua funzione.
Inoltre, ci si pone davanti a Il Cigno Nero con l’idea di andare a vedere un film sul balletto classico, si scopre un horror. Nel caso dell’ultimo film di Aronofsky, si può parlare di una sintesi alquanto banale nei temi a dir la verità, tra Scarpette Rosse di Powell-Pressburger e Suspiria di Dario Argento. Il Cigno Nero eccede in forma, ma rimane lineare nel contenuto, si mostra come uno psyco-horror, molto punk, che si insinua nelle pieghe dell’orrore femminile per divenire qualcos’altro. Un discorso certamente sull’immagine. che si dimentica del tutto di offrire un discorso sensato sul contenuto della mssa in scea.
Aronofsky non è mai stato un grande regista, in molte sue opere ha sempre utilizzato dosi massicce di kitsch, ma non era mai riuscito a trovare la sintesi giusta tra virtuosismo e rigore. Ne I Cigno Nero le cose gli vanno di lusso solo grazie alle doti di Natalie Portman, il regista si mette completamente a sua disposizione, costruisce tutto il film su di lei. Come aveva già fatto con Mickey Rourke per The Wrestler. L’armamentario kitsch de Il Cigno Nero acquista un senso solo con Natalie Portman, aldilà delle verosimiglianze della storia.
L’operazione di Aronofsky risulta particolarmente riuscita esclusivamente grazie alle doti immense di Natalie Portman. Più che confermarsi Natalie si consacra come Diva, regina assoluta dello schermo, riuscendo a rendere credibile ogni sospiro, ogni singhiozzo. E quando tenta di reprimere le lacrime, la disperazione di un ruolo così sentito e la definitiva trasmigrazione in Cigno Nero, spezza il cuore. Ed entra nel mito. Quasi tutti i critici in Italia hanno detto peste e corna del film di Aronofsky, hanno ragione ma si può sostenere una simile operazione solo grazie al coraggio della svolta horror inaspettata, intrapresa da Natalie Portman che la “sdogana” definitivamente dal ruolo di eterna caratterista di lusso. Il Cigno Nero è un “one woman show”.