Secondo lungometraggio di Giuseppe M. Gaudino, a distanza di diciotto anni dal primo Giro di lune tra terra e mare, presentato in concorso alla 72esima edizione della Mostra di Venezia, Per amor vostro è certamente una bella conferma, un film che contribuisce notevolmente a incrementare l’apporto di valore al cinema da parte della produzione italiana di quest’anno, che insieme a Bella e perduta di Pietro Marcello e a Non essere cattivo di Claudio Caligari, rappresenta davvero un grande risultato per il cinema nostrano.
Siamo davanti a un lavoro di gran cuore, che vede una straordinaria Valeria Golino, anche coproduttrice del film e vincitrice con assoluto merito, della Coppa Volpi 2015 per questa prova, mettere davvero tutta sé stessa nella incredibile interpretazione di una meravigliosa “cosa da niente”. Sì, perché è questo che Anna si considera, una cosa da niente, come donna, come madre, come lavoratrice, appare stanca, rassegnata, come se avesse perso la forza d’animo necessaria per occupare il suo spazio, come se non avesse più energie per reagire, per lottare per sé stessa e per ciò a cui tiene.
Eppure ce la vedi la vita dentro quel corpo, in quel viso, la riconosci l’anima, riesci a scorgere la scintilla nei suoi occhi, della bambina sfrontata e impavida che è stata, che non conosceva ancora il mondo e i pesi che carica addosso, una scintilla che si accende comunque e sempre quando prova, con la figlia, con il marito, con l’amante, a intraprendere le sue battaglie, ma che alla fine di ogni confronto, sembra quasi che smorzi il suo calore, mentre la disillusione e lo sconforto, prendono il sopravvento. E allora rinuncia. E sceglie una vita opaca, apatica, quasi vile, nella quale non vede o non vuol vedere, non si espone, non combatte, in cui è l’inerzia a portarla avanti.
Ma l’Anna interpretata dalla Golino è una donna talmente luminosa che brilla anche nella rinuncia. Forse perché non è una vera e propria rinuncia la sua. Ė un prendere fiato, tirare i remi in barca mentre si naviga in un mare fatto di onde alte metri che prendono a schiaffi continuamente, e ci si chiede quanti schiaffi possa reggere, perché lei ne riceve tanti nella sua vita e non solo metaforici, quanti colpi in faccia possa reggere un essere umano, senza crollare in ginocchio. Anna è una donna che ha iniziato a sacrificarsi prestissimo, che ha fatto della rinuncia a sé stessa praticamente uno stile di vita, l’unico che le consentisse di sopravvivere nella realtà in cui è nata e vissuta, ma non per questo manca di sensibilità e di personalità, anzi, ha solo dovuto scolorirla.
Per amor vostro è un film che riesce a essere delicato, poetico e cacofonico nello stesso tempo. Gaudino ottiene questo risultato con oculatezza, attraverso l’utilizzo di una serie di manovre e di elementi che si combinano nel migliore dei modi, valorizzando e inserendo all’uopo, ogni forma di espressione, variandone più volte l’estetica in corso d’opera. Tra queste, non ultima e non nuova ma efficace, la scelta da parte di Gaudino di correlare l’uso del bianco e nero con lo spegnersi della vitalità della donna, della sua voglia di esserci, ponendolo in corrispondenza con la sua rassegnazione e il disincanto, inserendo il colore nei momenti in cui Anna riprende contato con sé stessa, nei ricordi, nei sogni e nello slancio, perché in fin dei conti lo sa, di aver sempre saputo volare, sin da bambina.
Un utilizzo dell’alternanza tra colore e bianco e nero, che descrive bene e mette in risalto il contrasto tra luce e buio, sia a livello individuale, che sul piano culturale, che consente di cogliere tutte le ombre, le incognite e la complessità, ma anche le pienezza di una Napoli, che nonostante tutte le sue contraddizioni, pulsa sempre di vita. E di questa Napoli ci arriva addosso il suono, il rumore, il calore, la presenza, in modo dirompente, complice anche la meravigliosa colonna sonora che accompagna, avvolgendolo affettuosamente, il susseguirsi degli eventi, conferendo ulteriore pregio all’opera nella sua interezza. Decisamente ricca, coinvolgente e enormemente affettiva, quest’ultima fatica di Gaudino, e ci si augura davvero, di dovere attendere, non altri diciotto anni, ma nemmeno molti di meno, per poterlo incontrare ancora.