Prima di tornare finalmente a casa nel 1985, il giovane Marty McFly riceve nel 1955, una lettera dall’amico Doc Emmett Brown che gli riferisce di trovarsi nell’anno 1885 dopo un guasto alla macchina del tempo. Dopo aver scoperto che l’amico rischia la vita nel vecchio West, Marty decide di tornare indietro e salvargli la vita.
Ci avevano lasciati così Marty e Doc Brown, alla fine del secondo capitolo della serie di Ritorno al futuro. Dopo aver recuperato il famoso almanacco sportivo negli anni ’50, Doc scompare insieme alla Delorean. Robert Zemeckis riprende per la terza ed ultima volta la regia di una delle saghe più riuscite e proficue della storia del cinema, quel Ritorno al futuro diventato cult per chi ha avuto l’occasione di vederlo alla sua uscita cinematografica (il primo, celeberrimo film è del 1985) ma anche per un pubblico più giovane, grazie alla fama delle pellicole e i numerosi passaggi televisivi di cui la serie ha goduto negli anni.
Uscito nel 1990, ad un anno di distanza da Ritorno al futuro Part II, il terzo capitolo è stato riproposto e distribuito da Nexo Digital al cinema il 24 settembre 2014, in versione rimasterizzata dopo che nei mesi scorsi l’iniziativa aveva toccato i primi due film. Se Zemeckis (sotto l’egidia produttiva dell’amico Steven Spielberg) aveva iniziato a mischiare la fantascienza d’avventura con la commedia, e poi unendo la sci-fi con toni più dark nel secondo film, “Ritorno al futuro 3” si muove in un altro genere fondante del cinema americano: si tratta ancora di una commedia fantascientifica ma in salsa western. Zemeckis rielabora con elementi action e d’avventura le ambientazioni del west, inserendo in un contesto anacronistico l’oggetto del futuro. Così Marty (Micheal J.Fox), catapultato nel mezzo di una battaglia tra indiani e cavalleria, userà il nome di Clint Eastwood, in un divertente giochino cinefilo.
Difatti, Zemeckis curiosamente guarda più al western di matrice leoniana che non a quello fordiano e del mito della frontiera. Così Ritorno al futuro Parte III pare una visione scanzonata di un episodio della trilogia del dollaro, con scene omaggianti, cattivi un po’ stupidi e duelli finali non proprio epici. Ovviamente il primo capitolo resta inarrivabile per qualità d’intrattenimento,gestione dei personaggi e precisione di scrittura. Ma anche il capitolo finale è ottimo cinema di spettacolo per tutti, che ama i suoi personaggi(questa volta il protagonista è più Doc che Marty) e li fa amare anche al pubblico.
E conclusa la saga di “Ritorno al futuro”, Zemeckis si dimostra un regista che vede il tempo trascorso e quello che deve ancora compiersi, come qualcosa di modificabile e intercambiabile, un continuo racconto in divenire che può essere plasmato muovendosi nello spazio, cosa meglio del cinema per viaggiare, letteralmente nello spazio e nel tempo, che tutto sono tranne che linee rette. Basti vedere, poi come gestirà il tempo e il suo divenire, in un altra celebre pellicola da lui diretta: quel Forrest Gump (1994) che racconta l’America in un continuo camminare tra presente e passato.