Il giovane Ellis vive insieme ai genitori in una barca sul fiume Mississippi in Arkansas. Insieme al suo amico Neckbone, Ellis raggiunge una piccola isola dall’altra parte del fiume. Una volta lì scopre una barca abbandonata e conosce il misterioso Mud, un fuggiasco rifugiatosi nei boschi. Presentato in concorso alla 65° edizione del Festival di Cannes (quella del 2012 per intenderci) arriva con due anni di ritardo, la terza opera firmata Jeff Nichols dopo l’interessante esordio di Shotgun Stories e l’inquietante Take Shelter.
Con Mud, Nichols ripercorre ancora l’America poco conosciuta e meno luccicante, questa volta spostandosi dalla periferia e puntando l’occhio sugli Stati Uniti rurali e fuori dalla città, con protagonisti che vivono sul fiume in baracche poco confortevoli. La macchina da presa gira tra quei luoghi naturali e poco frequentati tentando di trovare un’atmosfera sospesa tra il realismo di scena e il misticismo delle credenze radicate nel folclore Made in Usa. Fulcro della storia, il giovane Ellis (Tye Sheridan), ragazzo dell’Arkansas che insieme all’amico aiuterà il carismatico Mud, interpretato da un ottimo Matthew McConaughey. Storia di formazione di un ragazzo che trova un padre e di un uomo a cui tutti hanno voltato le spalle e trova finalmente un amico.
In Mud le componenti di genere, specificatamente il dramma indie e la storia di vendetta si incrociano in un’opera che per una volta non esalta il talento visivo del suo autore. Lontano dalla secchezza di messa in scena di Shotgun Stories e dall’intensità paranoide di “Take Shelter”, l’impressione è che Nichols abbia realizzato un film che non riesce a staccarsi dai propri archetipi narrativi di base e rinnovarli, un compitino senza sbavature ma considerata anche la durata eccessiva non necessario che lascia poca memoria di sé, della propria storia e dei propri personaggi. Sospeso tra un classicismo mai trovato e una nostalgia per certo cinema che non gli compete, Mud pare ingessato, cinema incapace di andare oltre le proprie possibilità che si limita a riproporre gesti,situazioni e caratteri che annoiano molto e di cui ci importa poco.