Il documentario racconta la musica di Bruce Springsteen, una delle più grandi rock star della Storia, attraverso le clip dei fan tra concerti e interviste. Un viaggio dentro il suo universo musicale e una celebrazione della sua potenza di aggregazione.
Diretto da: Baillie Walsh
Genere: documentario musicale
Durata: 124'
Paese: UK
Anno: 2013
Springsteen & I di Baillie Walsh è il documentario musicale che forse non ci si aspetta. Prodotto da Ridley Scott, è in buona parte assemblato mettendo insieme una serie di brevi schegge amatoriali in cui i fans del rocker del New Jersey raccontano davanti a smartphones e videocamere il loro rapporto con l’artista, le emozioni nei confronti della sua musica e i momenti in cui Bruce Springsteen ha rappresentato qualcosa d’importante nella loro vita.
In sé l’operazione non sarebbe sulla carta entusiasmante, se non al limite per gli adepti springsteeniani: ma la durata ormai quarantennale della carriera di Springsteen e il tenacissimo culto di cui è fatto oggetto questo artista provano che siamo in presenza di un fenomeno non banale, sul quale applicare un’analisi il più possibile attenta.
La videografia ufficiale di Springsteen non è in generale molto convincente: dal brutto video di Dancing in the Dark realizzato da Brian De Palma nel 1984 fino al più recente dvd del live londinese ad Hyde Park del 2009, le riprese non sono quasi mai riuscite a catturare davvero l’incredibile alchimia che Bruce ha con i suoi fans, quella che rende ciascuno dei suoi show in qualche modo unico e irripetibile e che spinge i tifosi più accaniti ad inseguirlo per mezzo mondo nei suoi spostamenti di concerto in concerto (cosa, quest’ultima, che pochissimi e forse nessun altro musicista può vantare in uguale misura).
Invece, imprevedibilmente, in Springsteen & I ci sono alcuni momenti che risultano rivelatori: valgano per tutti l’esibizione di un imitatore di Elvis, benevolmente accolto sul palco da Bruce in un live a Philadelphia e, ancora di più, la spassosa scenetta in cui ad un fan che alza un cartello con sopra scritto “Sono stato scaricato dalla mia ragazza”, Springsteen risponde con un abbraccio tra l’ironico e il paterno, proseguendo poi divertito e raccontando che perfino lui, il Boss, è stato lasciato a suo tempo da qualche ragazza (“Ma adesso se ne pentono, si sono perse quel grosso anticipo della casa discografica” ridacchia e ammicca al pubblico, con riferimento al testo di uno dei suoi brani storici, Rosalita).
Ecco il punto: è la capacità di immedesimazione il segreto di Springsteen, l’abilità nell’abbattere la distanza tra chi è sul palco e chi non lo è, improvvisando oltretutto con una naturalezza disarmante. “Non possono esserci eroi sul palco se non ci sono eroi tra il pubblico” dichiara Springsteen, perfettamente consapevole delle sue eccezionali capacità di istrione e comunicatore.
Poco importa a questo punto che non tutto funzioni nel film, che alcuni degli spezzoni siano scialbi e che il montaggio non sia sempre ineccepibile; anche perché, con un discreto colpo di teatro, i titoli di coda compaiono poco oltre la metà del film, lasciando spazio ad un corposo e trascinante intermezzo musicale (tratto dal live del 2012 a Londra in cui nonostante l’ospitata di Paul McCartney – impagabili i duetti tra i due grandi musicisti – gli inflessibili organizzatori inglesi hanno preteso il rispetto degli orari e interrotto la corrente all’ora stabilita) e a una coda, un po’ pleonastica a dire il vero, in cui un Bruce pieno di brio incontra alcuni dei fans protagonisti delle interviste precedenti. Non racconta il divismo di un cantante rock famoso in tutto il mondo, Springsteen & I, casomai il contrario, la sua umiltà nello scendere al livello delle persone comuni e l’amore che queste gli tributano riconoscenti. Per un documentario musicale non è sicuramente poco.