Incompresa

Nel 1984 la vita di Aria, una bambina di 9 anni viene sconvolta dal rapporto turbolento, mai appacificato, con i due genitori che vivono in un contesto familiare di eterna tensione. Aria viene cacciata di casa quando i suoi genitori si separano. Per la bambina le tristezze sembrano non avere mai finire.
    Diretto da: Asia Argento
    Genere: drammatico
    Durata: 103'
    Con: Anna Lou Castoldi, Charlotte Gainsbourg
    Paese: ITA, FRA
    Anno: 2014
5.8

É sul senso di inadeguatezza, su quel sottile sentimento di abbandono e soffocante disperazione che tutti, almeno una volta nella vita, magari sperduti in quella terra di nessuno tra infanzia e adolescenza, hanno provato, che pone le sue fragili ma tenaci basi il film Incompresa di Asia Argento.
É sulla condivisione empatica di uno stato emozionale personalissimo che sono finalizzate e confluiscono in un inevitabile crescendo le disavventure della piccola Aria, terzogenita in una famiglia anomala, folle, incurante, che le svolazza attorno senza mai vederla davvero, tra macchiette di genitori litigiosi e assenti, fiabesche sorellastre crudeli e compagni di scuola inesorabilmente stronzi, a completare una soggettiva e personalissima teoria di personaggi, un quadro di disagio dalle tinte forti e vagamente surreali che si fa mondo, visione inglobante di un occhio fragile e ferito.

Alla sua terza regia cinematografica l’autrice di Scarlet Diva (2000) costruisce un affascinante affresco pop, una caotica successione di istantanee, fedele traccia di un’epoca ricostruita minuziosamente nei dettagli (gli anni Ottanta) e, al tempo stesso, universo interiore della giovane protagonista. Attraverso uno stile forte della sua stessa imperfezione, capace di incarnarsi appieno nello sguardo straniante e straniato dell’emotiva Aria, le vicende si colorano dei toni e delle variazioni cromatiche di un’infanzia turbolenta dove situazioni, dialoghi e gesti vengono trasfigurati al limite del grottesco e del ridicolo (le follie scaramantiche di un anomalo Gabriel Garko), senza mai toccarlo.
Uno sguardo che si fa occhio preadolescente, cercando, non senza un certo compiacimento estetico, di tradurre la purezza di un’esistenza ai margini ancora incontaminata, un’infanzia stravolta e negata che col suo grido eccessivo ma mai gratuito si pone sulla falsariga di classici come Incompreso (1967) di Luigi Comencini o come I 400 colpi (1959) di Francois Truffaut, negando, con la sua chiassosa e giocosa vena “punk”, i toni da melodramma del primo così come la dimensione fortemente oggettiva del secondo.
Poco importa allora il gioco infinito di rimandi che richiamerebbero innumerevoli corrispondenze tra pellicola e vita vera, in una più o meno esplicita e insofferente autobiografia dell’autrice; ciò che più è apprezzabile è piuttosto il tentativo, lodevole e sentito, di mettere la macchina da presa all’altezza della piccola (e bravissima) protagonista, farsi (o rifarsi) bambina per immortalare una condizione esistenziale, una ricerca su un sentire condivisibile che sia anche anelito poetico.

A proposito dell'autore

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Un quarto di secolo circa, sancisce definitivamente il suo destino di cinefilo quando incontra, in una sala buia, il mondo pulp di Quentin Tarantino. Laureato in Comunicazione e Culture dei Media, pubblicista e critico, col tempo impara ad ampliare i propri gusti e le proprie visioni. Ama Fellini, i surrealisti, gli horror ben fatti e i lunghi piani-sequenza.