Se avete letto libri o visto film che parlano del detective più famoso del mondo, quello con pipa e cappello da caccia, fate tabula rasa su tutto quello che avete impresso nella vostra mente. Lo Sherlock Holmes di Bill Condon è visto da una prospettiva completamente nuova. Il regista, vincitore di un Premio Oscar per la sceneggiatura di Demoni e dei (1998), è noto soprattutto per il suo adattamento di Dreamgirl (musical che aveva trionfato a Broadway), vincitore di due Oscar (miglior attrice non protagonista e miglior smontaggio sonoro) e tre Golden Globes (compresa la categoria Miglior film commedia o musicale). In Demoni e dei Condon aveva collaborato con Ian McKellen e negli ultimi anni si era cimentato nelle pellicole della Summit Entertainment, che gli aveva affidato la regia di The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 e The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2. Con la regia di Mr Holmes Il mistero del caso irrisolto Condon cerca di fare un passo avanti.
Quando sono entrato in sala per vedere il nuovo film su Sherlock Holmes, mi sono trovato dinanzi il prodotto visivo che mi aspettavo: niente di più e niente di meno. Il film procede con un ritmo blando, rilassato, quasi apatico, fin dai primi minuti procede lentamente senza sbalzi di ritmo, l’attenzione dello spettatore potrebbe calare spesso. Non è un film pieno di colpi di scena, non è un classico giallo, ma un film tenero, ricco di flashback che accompagneranno lo spettatore nella storia di un personaggio giunto alla fine della propria vita. Il film, tratto dal romanzo A slight trick of the mind di Mitch Cullin, mette in scena uno Sherlock che non sopporta le tante raffigurazioni di se stesso nelle pellicole che riempiono i cinema e negli spettacoli dei teatri londinesi, poiché le ritiene zeppe di bugie. Soffre di una repentina perdita di memoria, segno della sua veneranda età e delle varie difficoltà di una vita che si avvia al termine del cammino. Cosi facendo Condon corre il rischio di creare un personaggio troppo diverso dall’originale per i suoi cultori e troppo ingessato per chi sperava in qualcosa di nuovo, genuino, educatamente originale.
Se siete in cerca di una trama ricca di indagini, come solo le care e vecchie storie ispirate al noto indagatore ci hanno mostrato (tralasciando le avventure pirotecniche interpretate da Downey Jr.), allora siete sulla strada sbagliata, perché Mr. Holmes Il caso del mistero irrisolto non è un prodotto basato esclusivamente sulla vita investigativa del nostro protagonista.
Al regista Condon sta molto più a cuore parlare della sua malinconica esistenza, confrontando i suoi ricordi con il crepuscolare presente. Il regista inglese, quindi, azzarda passaggi temporali, seppur appropriati, un po’ troppo invadenti (si veda la parte giapponese), allungando di non poco la durata del film (ci aggiriamo sulle due ore). La colonna sonora invece è decisamente adatta al contesto e al personaggio, presentata fin dalle primissime scene con un tema calmo, quasi da sogno. Sherlock Holmes si è ormai ritirato dalla scena e dall’azione, diventato decisamente più riflessivo, ma è ancora ossessionato dal suo ultimo caso che lo tiene sveglio e lo costringe a rimestare nella propria memoria per poter scrivere un libro, nel quale racconta come sono andati realmente i fatti. Perché l’autore delle avventure di Holmes non è il suo fidato assistente Watson, che ha costruito una leggenda, mitizzandone le gesta. Il mistero si fa sempre più fitto e l’ultimo caso, rimasto irrisolto, a poco a poco torna a galla, come i pezzi di un puzzle che vagano nella mente del detective più famoso del mondo e che trovano la giusta collocazione solo dopo innumerevoli tentativi e notti insonni.
Il merito di questo viaggio introspettivo del signor Holmes va a Roger (Milo Parker), il figlio della governante, che attraverso domande incessanti e la tipica curiosità dei bambini, porta Sherlock ad interrogarsi sul proprio passato e continuare a scrivere il suo diario. Un finale quasi mistico, religioso, in cui vediamo Holmes circondato da delle pietre dove prega, un finale che poco si addice a Sherlock Holmes. Quello cui ci troviamo davanti è un prodotto sufficiente e decisamente edulcorato. Unica nota positiva è Ian McKellen (che da il meglio di sé quando lo scambio di battute con il giovane Roger è più intenso), Mr. Holmes è la semplice storia di un anziano che fatica a ricordare nomi e avvenimenti e che si rende conto che la sua vita sta volgendo al termine. Di conseguenza si è di fronte a un prodotto che non possiede nessuna eccezionalità; dopotutto chi vorrebbe vedere uno Sherlock Holmes che arranca nella deambulazione e che non possiede il suo inconfondibile intuito?