Giuseppe Tornatore è uno dei registi italiani più amati in patria e nel mondo. Vincitore con Nuovo Cinema Paradiso dell’Oscar per il miglior film straniero, ha avuto numerosi riconoscimenti al David di Donatello, da La leggenda del pianista sull’oceano del 1999 a La Migliore Offerta nel 2013.
Nel suo ultimo lavoro – La corrispondenza – si avvale nuovamente della collaborazione del direttore della fotografia Fabio Zamarion (anch’esso vincitore del David con La sconosciuta e candidato con La Migliore Offerta). Le riprese sono iniziate nella primavera del 2015 e hanno portato il team in giro per le più belle location dell’Europa del Nord, Scozia e Inghilterra. Edimburgo e York si offrono agli occhi dello spettatore come paesaggi invernali ricchi di charme, come anche l’isola di San Giulio presso Novara, diventata nel film Borgo Ventoso, il covo d’amore della coppia. Insieme a Zamarion la maestria di Ennio Morricone ne completa la perfezione sinestetica, con il tappeto musicale ricchissimo di pathos senza mai risultare avvilente e dimesso. Il direttore d’orchestra ha all’attivo con il regista siciliano una ventennale e fruttuosa collaborazione, con la vittoria del David per le colonne sonore di La leggenda del pianista sull’oceano, Baarìa e La Migliore Offerta, per citarne alcuni.
Morricone, fresco di Golden Globe per The Hateful Eight di Quentin Tarantino, sonorizza le scene dell’amore cosmico tra la studentessa Amy Ryan e il professor Edward Phoerum, dialoghi profondi e affascinanti, colmi di citazioni sulle stelle e i corpi celesti, con nozioni di astrofisica e cosmologia elargite senza scadere nel didascalismo sterile. La perfetta sincronia tra i due protagonisti è una parte fondamentale del film, fascinosamente interpretati dalla modella ucraina Olga Kurylenko e il sempreverde Jeremy Irons. La Kurylenko, lanciata nel 2012 da Terrence Malick in To the Wonder, non spicca per il talento recitativo ma il suo viso pulito e sofferente si presta bene all’andamento della storia; e Jeremy Irons, dimessi momentaneamente i panni di Papa Alessandro VI per la serie tv The Borgias, è sempre all’altezza delle aspettative, anzi, la sua ultima interpretazione le supera di gran lunga. Il professore malato terminale, perdutamente innamorato della giovane studentessa, come pegno d’amore le lascia le registrazioni della sua persona che la accompagneranno durante il difficile cammino della perdita. Atto d’amore o di infinito e morboso attaccamento alla ragazza non possiamo stabilirlo con certezza, le sensazioni che La Corrispondenza trasmette sono difficili da etichettare, come ogni film basato sulle passioni umane dovrebbe fare.
Un melò surreale che scimmiotta il thriller, con il colpo di scena inserito significativamente molto presto, in modo che la storia prosegua verso la direzione della virtualità. Ed infatti muore quasi subito, ma la sua presenza si rafforza sempre di più nella vita di Amy come una sorta di spirito guida che la affianca nelle decisioni difficili, la sprona a riavvicinarsi alla madre e liberarsi dal senso di colpa che la attanaglia e le fa rischiare la vita nei set dei film in veste di stuntwoman. La vicenda di base (classico cliché tra studentessa e professore sposato) è stata ampliamente declinata in moltissimi film, ma qui la “corrispondenza d’amorosi sensi” tra i due protagonisti porta la passione a un livello ancestrale, fatto di continui scambi di mail, videochiamate e fugaci week end rubati, e sebbene l’uso ossessivo della tecnologia, il film ha il sapore antico delle storie d’amore epistolari, surreale ma affascinante. Quando la vita terrena si esaurisce, è possibile perpetuare il sentimento d’amore? Secondo Tornatore si, e con La corrispondenza dimostra come grazie alle accortezze tecnologiche sia possibile, almeno all’inizio, accompagnare l’amato durante il difficile percorso di accettazione del lutto. Un’opera imperfetta che gioca con l’affascinante e romantica metafora delle stelle, la cui luce ci arriva più luminosa nel momento in cui hanno già cessato di esistere.