Un maestro d'asilo, Lucas, viene accusato da una bambina di molestie sessuali. La bambina mente, ma per Lucas inizierà un lungo calvario.
Diretto da: Thomas Vinterberg
Genere: drammatico
Durata: 115'
Con: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen
Paese: DAN, ENG
Anno: 2012
Thomas Vinterberg pare avere imparato la lezione di Festen (1998). Niente più urla, gesti clamorosi, operazioni teatrali. Il Sospetto è un film che tiene la scena, la tiene maledettamente bene, senza alcun vezzo autoriale.
Tra i titoli finora visti, Amour, Cogan, Moonrise Kingdom Una fuga d’amore, Una sapore di ruggine ed ossa, Cosmopolis, Holy Motors, Il Sospetto è l’unico film atto a percorrere una via, prendere una storia forte, immergerla in un contesto credibile e, nonostante sfiori l’estetica da tv-movie (nelle scene della relazione del protagonista con l’amante), per il resto si assiste a qualcosa di veramente toccante.
Vinterberg mette di nuovo il dito nella piaga di uno scandalo sessuale in un contesto borghese, ma stavolta, rispetto a Festen, dove si assisteva allo svelamento dell’ingiuria in pompa magna (davanti a tutta la famiglia, il figlio confessa che il padre lo aveva molestato), in seguito si approdava al martirio del protagonista, con annessa sfuriata (da quattro soldi) dell’intera famiglia.
Festen proponeva un cinema tronfio e guerrafondaio, un cinema teatrale e palesemente sconcio (il Dogma era così e non è rimasto quasi nulla di quell’estetica sempre su di giri, senza compromessi, sempre allucinata e violenta), che non poneva alcun dubbio sui personaggi messi in scena. Festen mirava solo a scuotere lo spettatore. E per cosa? Un bel niente.
Il Sospetto è un film in qualche maniera alternativo, è una visione altrettanto scomoda, ma si impegna a mettere in scena uno schema più articolato rispetto al precedente: svelamento dell’ingiuria (in modo piuttosto silenzioso, quasi delicato), segue svelamento dello scandalo, segue allontanamento del protagonista spacciato per carnefice dalla comunità che crede ciecamente alle parole di una bambina, segue processo che sentenzia l’innocenza del protagonista, segue riabilitazione dello stesso all’interno della comunità (con una grandiosa scena nella Chiesa dove viene celebrato il Natale), segue la scena finale (criticata da molti come retorica, chissà perché) che pone un dubbio su quanto visto prima.
Non tutti sono propensi a considerare Lucas innocente, quindi il nostro dovrà sentirsi ancora braccato. La bugia persiste, resiste alla grande. E’ una delle cose migliori del film. Un film che non lascia mai in pace lo spettatore, un potente incubo sotterraneo, finora è tra le cose migliori dell’anno, anche se è stato linciato da gran parte della critica.
Ma qua non si tratta di cinema autoriale che gira su se stesso, si tratta di un film che racconta una storia e lo fa mettendo lo spettatore la centro di una vicenda ambigua che monta passo dopo passo, con un protagonista (Mads Mikkelsen, premiato a Cannes) che pur sotto minaccia non si getta mai nello sconforto e non si sente mai perdente, ma reagisce sempre ad accuse infamanti con la perseveranza di chi è nella ragione.