Il film I nostri ragazzi, ispirato al libro La cena di Herman Koch ed interpretato da Luigi Lo Cascio, Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Gassman e Barbora Bobulova, invita lo spettatore a riflettere su quanto sia volubile l’uomo. Basta poco per cambiare totalmente idea: è sufficiente uno schiocco di dita per smettere di essere “un buon pastore”; per predicare bene e razzolare male. In Gli Equilibristi (2012) – presentato alla 69^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – De Matteo aveva raccontato attraverso le immagini, la paura dell’altrui giudizio e la necessità di sopravvivere dignitosamente in un ambiente borghese. Tematiche presenti anche in questa successiva opera.
Due fratelli, un chirurgo pediatra (Luigi Lo Cascio) e un avvocato penalista (Alessandro Gassman) sono due facce della stessa medaglia e lo specchio della società: il primo, dal cuore nobile e dall’onestà intellettuale (apparentemente) indiscutibile; il secondo, pronto a mascherare magagne, abituato a vivere nella menzogna, nel marciume e nella corruzione di un sistema che non risparmia nessuno. Il primo salva le vite; il secondo, talvolta, difende chi le distrugge. Persone che trasmettono ai propri figli principi e valori; quegli stessi atteggiamenti eticamente corretti che si può decidere di non rispettare, di non seguire.
Ed è proprio questo il punto: come si comporta l’uomo dinanzi all’errore o all’orrore compiuto dal sangue del proprio sangue? Che reazione ha e che provvedimento prende? Cosa diventa il concetto di giustizia quando la reputazione che si può rovinare per sempre è quella della propria prole? Domande a cui non c’è risposta e forse neanche soluzione. Da un lato lo scetticismo e l’incredulità, dall’altro la necessità di dover affrontare una cruda ed indigesta realtà. Ragione e follia si fondono e confondono, lasciando spazio a una disperazione nera come la pece. In quel buio pesto i ruoli possono scambiarsi: da vittime a carnefici, da prede a cacciatori. Non c’è più alcuna distinzione tra il male e il bene: tra ciò che è lecito e ciò che nessuno mai potrà giustificare o perdonare.
La sceneggiatura del film, scritta a quattro mani con Valentina Ferlan, moglie di Ivano De Matteo, è decisamente più brillante di quella de Gli equilibristi. Interessanti e ironici i dialoghi, buone le riprese. La musica suggestiva e i suoni aspri e acuti guidano lo spettatore sin dal principio. L’ovvietà della conclusione e la banalità di alcune scelte impediscono al prodotto di mantenere un livello di tensione – ed attenzione – sempre alto. Impeccabile la recitazione degli attori; meritevole di plauso Luigi Lo Cascio. Nel film, tutto parte da una vivace litigata tra automobilisti e dall’uccisione di uno dei due. Il cerchio si apre e si chiude: prima e dopo la morte c’è una vita o, semplicemente, una trama.