Jim Stark (James Dean) è un ragazzo irrequieto e incompreso, appena trasferitosi con la famiglia in una nuova cittadina. Lì farà amicizia con il sensibile John Plato Crawford (Sal Mineo) e con July (Natalie Wood), ma verrà anche coinvolto in un pericoloso incidente insieme ad alcuni bulli della zona.
In occasione della sua riproposizione in sala in versione rimasterizzata avvenuta il 6 novembre di quest’anno, è doveroso riflettere su quanto Gioventù bruciata, l’opera cult diretta da Nicholas Ray uscita nel 1955, possa essere ancora efficace a livello ideologico, come emblema della società che mette in scena. La risposta è presto detta: il film è di sessant’anni fa e i rapporti tra genitori e figli, così come la stessa generazione di giovani, è profondamente cambiato: è sparito quello spirito battagliero della gioventù contro l’istituzione genitoriale. Per questo forse vedere un film come Gioventù bruciata, ai tempi odierni, potrebbe dare l’impressione di essere una pellicola “vecchia”, che è meritatamente diventata nel tempo un’opera manifesto per la sua epoca, ma che è anche, inevitabilmente, stata sorpassata dal passare delle stagioni del cinema, e del mondo in generale.
Detto questo, Gioventù bruciata resta comunque un fondamentale reperto storico del cinema americano e non solo e, più che vederne l’effettiva attualità, è più corretto ragionarci sopra come metro di paragone, per capirne la fama. Perché Gioventù bruciata non è solo un inno struggente al ribellismo giovanile degli anni’50, ma è un film tragico e disperato sull’incomunicabilità tra generazioni e sul crollo dell’idealismo americano post seconda guerra mondiale. Una nazione che non offre guide al proprio futuro, non supporta e non comprende. La regia di Ray è nervosa, così come è nervosa e tesa l’interpretazione di James Dean, che con questo ruolo è entrato nella leggenda del cinema, non solo per questioni extrafilmiche e purtroppo tragiche.
Gioventù bruciata, il cui titolo originale, Rebel Without a Cause, è ben più evocativo è il ritratto di un paese perduto, di una violenza inespressa che non sa contro chi scagliarsi perché non ha una propria battaglia idealistica e morale. Così c’è Jim che picchia i pugni sul tavolo e guarda la bandiera americana con indifferenza. Quasi ogni sequenza è stata girata da Ray con angoscia non solo narrativa, ma soprattutto esistenziale: ad esempio la scena della gomma bucata della macchina di Jim, girata e concepita con un peso e una paura incredibile. E quello che resta sono giovani anime perdute senza alcun istinto vitale, tese a sfidare la morte per combattere la monotonia, in un atto di ribellione (come dice il titolo originale) senza alcun motivo.