Presentato al Festival del Cinema Europeo con l’introduzione dell’autore, Corpo Estraneo (Obce Ciało, 2014) è l’ultima fatica del regista polacco Krzysztof Zanussi, (Premio della Giuria a Cannes nel 1980 per La costante, e Leone d’Oro al miglior film per L’anno del sole quieto del 1984), una coproduzione Polonia, Italia, Russia, con le affascinanti musiche del compositore polacco Wojciech Kilar (La morte e la fanciulla, La Nona Porta e Il Pianista di Polanski; Dracula di Bram Stoker di Coppola; Persona non grata di Zanussi).
Corpo estraneo è stato girato in parte in Italia, ad Ancona, località che conferisce al film un forte sentimento di fede e speranza. Portonovo e il porto di Ancona incantano per la purezza del paesaggio, bilanciamento ideale della parte di film che racconta la purezza dei sentimenti, contrapposto alle architetture gelide di Varsavia e Cracovia che rappresentano un nordest europeo votato al carrierismo imperante, così radicato nelle abitudini di tanti micro mondi dell’ex blocco sovietico.
Zanussi, cattolico fervente, torna alla regia dopo cinque anni di assenza, ripescando alcuni dei suoi più cari temi del repertorio: amore, fede, potere. Un triangolo di emozioni unisce i protagonisti, l’italiano Riccardo Leonelli interpreta Angelo, la polacca Agata Buzek (già partner di Jason Statham nel film Redemption di Steven Knight) presta il volto intransigente a Kasia e Agnieszka Grochowska diventa la perfida Krys.
Una delle più straordinarie attrici polacche dell’ultima generazione, la Grochowska, ha ottenuto in pochi anni al cinema e in teatro più di quanto molti non ottengano in una carriera intera. Già vista nell’ultimo film di Andrzej Wajda, Walesa – L’uomo della speranza (era la moglie di Lech) la rappresentazione del cinismo radicale sfigura il volto angelico dell’attrice di Varsavia, che in Corpo estraneo diventa colei che muove le pedine a discapito dell’ingenuità del giovane Angelo, assunto nella sua azienda, una multinazionale del settore energetico.
La profondità dei sentimenti puri e integri è rappresentata dallo splendido Angelo, cui Riccardo Leonelli presta le fattezze, un anti divo italico formatosi in teatro con i lavori di Strehler e Pirandello. Il “corpo estraneo” del titolo è proprio lui, giovane innamorato e molto credente, risucchiato dal vortice dell’economia selvaggia della nuova Polonia, un mondo dominato dal modello di business svincolato dalle regole sociali del buon costume, dove l’unico personaggio integro dovrà subire i peggiori torti, legalmente accettati, finendo per far vacillare il suo credo. In una delle scene più belle del film, Angelo e il prete si scambiano riflessioni sulla bontà dell’azione divina, fino a quando essa può essere giustificata senza far vacillare i propri ideali.
L’altra faccia del credo è impersonata da Kasia, una persona scissa tra i sentimenti profondi provati per Angelo e la vocazione a diventare suora. La giovane coppia, nonostante le evidenti difficoltà, sembra procedere lungo il cammino prefissato dalla fede, con lei in convento e lui assunto nell’azienda energetica. Entrambi credenti, accettano le decisioni dell’altro senza battere ciglio. Cosa che non accade con il padre di lei, interpretato da Sławomir Orzechowski, che le prova tutte pur di far cambiare idea alla figlia preferita, anche appoggiando la relazione con l’italiano, e prendendosela con quest’ultimo durante la cerimonia dell’investitura, accusandolo di aver mollato la presa troppo presto con la figlia.
La regia e le intenzioni del maestro Zanussi sono ottimali, ma il desiderio di far combattere bene e male, nelle fattezze di due giovani peccatori, risulta forzato. La caratterizzazione dei tre protagonisti è eccessiva, con l’angelico Angelo, tale di nome e di fatto, vittima sacrificale degli eventi; la “cattiva” Krys diventa la peccatrice su cui si abbatte la giustizia divina e la suora Kasia intransigente nel seguire la chiamata, troppo poco combattuta da risultare credibile.
Il dramma psicologico che racconta lo scontro tra il cinico mondo del business e l’idealismo dei buoni sentimenti è rappresentato dai centri nevralgici di Angelo e Krys, l’italiano credente nel destino già scritto e la donna emancipata che ha sacrificato l’anima al dio denaro. Tacciato di misoginia, il film vuole denunciare una sorta di ideologia estremista del post femminismo che spinge le donne a rincorre i peggiori vizi maschili. Tra i due non esiste un vincitore, la fede non può scendere a patti con il potere. Per vivere felici bisogna abbandonare qualsiasi volontà individualista e seguire l’integrità della religione, proprio come ha scelto di fare Kasia, l’anticonformista in abito da suora.