Sullo sfondo della Roma del 1974, la storia d'amore tra Guido, artista d'avanguardia, e Serena, donna dai costumi borghesi più semplici e conservatori. I loro due figli, Dario e Paola, saranno testimoni delle loro liti e riappacificazioni.
Diretto da: Daniele Luchetti
Genere: drammatico
Durata: 106'
Con: Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti
Paese: ITA
Anno: 2013
L’ultimo film del regista Daniele Luchetti, Anni felici (2013), presentato in anteprima all’edizione 2013 del Toronto International Film Festival, vede coinvolti e travolti Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti in una storia molto più complessa di quel che appare.
La voce narrante è Dario, il figlio di 10 anni. Fuori e dentro la storia, racconta, ricorda e lo fa attraverso l’uso di un montaggio talvolta lineare, talvolta alternato.
Primissimi piani e dettagli subentrano continuamente a campi medi e lunghi, quasi come se la macchina da presa riuscisse ad esserci e poi scomparire in attimi intensi.
Guido e Serena sono sposati e hanno due figli, Dario e Paolo. Guido è un artista, lei una donna così ossessionata e dipendente dal marito, da non riuscire più a scindere la sua persona da quella del coniuge.
Non c’è felicità, aspettativa, ispirazione che non sia legata all’uomo con cui condivide il letto e la casa. Diversa la posizione di Guido: bisognoso di spazi propri, bramoso di libertà, alla ricerca di storielle di poco conto e capace di separare perfettamente il sé dalla coppia.
Un’occasione si presenta quando gli viene proposto di esibirsi in una performance a Milano. Chiede a Serena di restare a casa con i figli.
Richiesta non soddisfatta, anche perché la moglie, sospettando tradimenti, vuole continuamente controllare gli spostamenti altrui; fin quando non comprende che il loro non è un amore sano. Dunque, decide di partire per la Francia con i bambini.
E, come sempre accade nella vita, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Perde la bussola: vive emozioni ed esperienze forti con un’altra donna.
Smarrita e confusa non conosce più i propri sentimenti né la direzione da prendere, eppure una chiarezza c’è: non può più imprigionare Guido, non può più chiudere in gabbia uno spirito libero.
La crisi porta alla separazione, ma non è e non sarà mai definitiva. Si spezzano le catene e si ottiene l’indipendenza, quella che fa sognare e che lega, forse, realmente due anime.
Bisogna essere liberi di scegliersi e di lasciarsi andare; è necessario comprendere che due persone sono due unità distinte e separate che devono stare insieme per il piacere di farlo e non per un vincolo matrimoniale o di qualunque altro tipo.
Questo quando il limite tra sentimento e malattia è così labile da portare alla follia, alla perdita di senno e all’annientamento della propria stessa identità: unica costanza e certezza in un’esistenza. Luchetti ancora una volta presenta un prodotto filmico intriso al suo interno di tanta psicologia quanto di poesia.