Ci sono volute due visioni per apprezzare al meglio la nuova edizione de I dieci comandamenti, kolossal datato 1956, ultimo film di Cecil B. De Mille, che il regista aveva già portato sullo schermo nel 1923 in b(n. La versione in 4k lascia sbigottiti per la precisione dei colori e neanche la durata di 220 minuti si sente, non come i 242 minuti di Zack Snyder’s Justice League che si sentono tutti, soprattutto nel finale tirato molto per le lunghe. Non sembri fuori luogo il paragone tra queste due produzioni: sono i risultati di un lavoro sull’epica che genera profonda commozione e catarsi per il film di De Mille e sensazione di estrema complessità e dispersione per il film di Snyder. Entrambi hanno a che fare con una trama fitta di avvenimenti, la prima presa dalla Bibbia, la seconda un’ originale gemmazione di storie prese dai contesti fumettistici. La differenza sta nel sintetizzare gli elementi scenici all’interno del quadro figurativo.
La Bibbia vista da De Mille rimane un testo estremamente coeso e stratificato nelle necessità visive ed emozionali, la nuova versione in 4k fa gridare al miracolo in quanto il quadro è talmente ripulito dalle impurità, dando l’impressione che la visione dell’epoca sia restituita in modo molto fedele. L’esperienza cinematografica dell’epoca, basata su supporto pre digitale è andata perduta per sempre, ma le linee e i colori nuovi danno la possibilità d’immergersi in un mondo tanto antico quanto si presuppone fedele all’originale. La scena della costruzione del Vitello d’Oro esemplifica la magnificenza e la necessità della regia demilliana.
I 242 minuti di Zack Snyder’s Justice League esprimono, invece, la non necessità di un’abbondanza visiva tale da far soccombere lo spettatore e farlo capitolare d’innanzi all’incombenza di un visivo sempre opprimente e totalizzante. Gli effetti speciali sono dosati in modo tale da non opprimere del tutto il film, in quanto i ritmi dilatati del testo filmico rendono più insinuante la presentazione di un cinecomix di cui non si sentiva la necessità. Snyder ha sperimentato all’interno di un contesto abusato e sfinito.
La grandezza demilliana, così ordinata e sfingea confrontata con la visione ipertrofica di Snyder risalta ancor più di luce propria. I dieci comandamenti non è affatto invecchiato male, il 4k gli ha restituito una seconda vita a dispetto della sua fama ormai consolidata di classico senza tempo, quella fama capace di evaporare a distanza di decenni, ma che ora ritorna più forte che mai.