L’unico film che può tenere testa, in termini di spettacolarità e definizione dei caratteri ad un film come Moulin Rouge! di Baz Luhrmann è Il Fantasma dell’Opera di Joel Schumacher. Personaggi, profilmico (fotografai, scenografia, costumi) e colonna sonora sono eccezionali, la regia è discreta, mentre la sceneggiatura è davvero l’unica cosa tirata via di un film che rimane magnifico, sublime nel suo farsi eminentemente immagine che vive di un surplus di segni e magie in un quadro immaginifico ben più vasto. Il film risulta però essere troppo lungo e leggermente sbilanciato, e nonostante la bellezza composita delle scene, anche privo di un’identità autoriale che potrebbe fare di Schumacher un ottimo regista di allestimenti cinematografici di opere teatrali.
Peccato, perché finora Il fantasma dell’Opera è il suo film più libero e audace, il più espressivo e affascinante, anche se il suo non è un film perfetto anche se le pecche non sono poche. Dei 140 minuti complessivi ce ne sarebbero da togliere una 30 minimo, eliminando per intero il personaggio di Minnie Driver e togliendo i flashback sull’infanzia del fantasma dell’opera, che ricordano i tremendi flashback di Batman Forever. Per il resto si può dire che il film di Schumacher si getti a perdi fiato nel tema del romance e lo sfrutti fino all’ultima goccia.
Il risultato è un film bellissimo visivamente e divertente, girato con un uso sontuoso dei dolly. Schumacher non ha comunque la forza di decostruire il genere come fa Luhrmann, un regista che fa parte di un altro universo, a Schumacher basta e avanza lo sfruttamento di un paesaggio emotivo di rara intensità cromatica, come dimostra nella scena del ballo di “Masquerade”, o nel duello con le spade finale. Ne Il fantasma dell’Opera di Schumacher emerge tutto il fascino viscerale del protagonista mascherato, Gerald Butler è perfetto nel ruolo con una voce robusta e intonata, e una prestanza fisica notevole. Emmy Rossum è giustamente pacata e innocente come una vergine in fiore, oltre ad essere notevolmente (e sorprendentemente) dotata dal punto di vista canoro.
La sottovalutazione critica di questo film è un’incomprensione più che altro snobistica di un film che a detta di molti “non si regge in piedi, crollando come un castello di carte” Buona parte della critica non ha capito che l’intrattenimento può anche passare attraverso un uso consapevole di scenografie che restituiscano al ballo, alla musica e ai volti il senso di una messa in scena vorticosa e ubriacante. E’ obbligatorio vedere una versione con le parti cantate in originale, con sottotitoli.