Le tematiche affrontate dal film Vita di Pi sono sicuramente interiori e spirituali, se si riesce a guardare oltre la storia avventurosa che il protagonista, Pi Patel, deve affrontare. Eppure al momento della visione del film è difficile non farsi ammaliare da quelle inquadrature incantevoli o dall’espressione viva e intensa del protagonista.
Sia la tigre Richard Parker che Pi risultano essere chiari elementi simbolici: uno rappresenta il fattore che crea angoscia, trepidazione, preoccupazione, panico in una situazione critica; l’altro è un misto di razionalità, disperazione, frustrazione, pragmaticità. Due facce della stessa medaglia. Non ci poteva essere migliore antagonista in una situazione simile, ovviamente. L’idea di una convivenza lo terrorizza; per di più, deve provvedere a procurare cibo per sé e per il suo amico/nemico felino. Un’impresa. A che cosa ci si appella? È la fede a salvarlo? Vince il più forte? Una situazione surreale e paradossale, ma il messaggio è forte ed evidente: ci vuole intelligenza, spirito di adattamento, sangue freddo, coraggio; proprio come in Cast Away.
Senza ombra di dubbio però, c’è anche la speranza; quel filo capace di farti sentire sempre in bilico tra la vita e la morte, tra la disperazione e la convinzione di potercela fare. Un confine infinitamente labile, dove ad intervenire sono una serie di elementi fisici e psicologici, affidati anche al caso e contenuti in un involucro di follia. Bisogna crederci, ti fa capire Pi, bisogna lottare. E questo messaggio giunge all’orecchio di tutti: bambini, adolescenti, adulti.
Vita di Pi non è un film destinato ad un pubblico specifico, sarebbe assurdo sostenerlo. Probabilmente è consigliato a tutte le persone capaci di spaziare con la mente, di aprire se stessi al mondo dell’inventiva, della piena osservazione e dell’immaginazione. La particolarità del film, ad ogni modo, non è data dalla trama, bensì dall’utilizzo di effetti speciali, di colori splendenti e di luoghi dalla vegetazione lussureggiante. Fiori, piante, animali, stelle, cielo, mare, pesci, persone, tutto è coloratissimo, tutto prende vita e ne dà. Immagini che sembrano talvolta estrapolate da una foto di Martin Parr, o da un quadro espressionista francese o ancora da uno splendido cartone della Disney. Ricordiamo dunque i nomi dello scenografo, del responsabile degli effetti speciali e del direttore della fotografia, rispettivamente: David Gropman, Vishal Bhardwaj e Claudio Miranda.
Un solo grande rimpianto accompagnerà Pi per il resto della sua vita: non avere avuto il tempo per il giusto addio. A volte la vita ti impedisce di gestire le ore che scorrono sulla lancetta come vorresti e ti impone circostanze in cui sei il solo che può badare a te stesso. Tra sogno e realtà, un tuffo nella fantasia che fa evadere lo spettatore dalla tragicità dell’evento, senza però mai dargli la possibilità di dimenticarsene.