Potrebbero esserci gli estremi per considerare Hayao Miyazaki alla stregua di un Kubrick dell’animazione. A conti fatti, non sembrano esistere brutti film del regista nipponico. Nausicaa Del valle del vento (1984), uscito nel mese di ottobre, conferma questa ipotesi. Nessuno sa raccontare una storia favolistica come il maestro giapponese. Ma i meriti di questa ultima riedizione potrebbero essere del tutto fraintesi. Perché una riedizione dei cartoon di Miyazaki a distanza di 25-30? Un’operazione di contrasto alla sbornia digitale degli ultimi anni potrebbe essere un ottimo motivo. Miyazaki come regista restauratore di un certo tipo di resistenza cinefila allo strapotere del colosso hollywoodiano. Ma ancora non ci siamo.
Nausicaa si riallaccia alla complessità di Laputa, esprime un’estetica furibonda, mostra l’autore agli albori, stordisce persino con una gamma di colori che rafforza il binomio tra epica ed etica. Già l’etica della visione. In Miyazaki è fortissima. L’intrattenimento di Nausicaa mostra una stratificazione strutturale di ampio respiro, una costruzione oleografica sopraffina. Sembrerebbe che nessun difetto possa minare un’epica così schiacciata dentro il suo tempo, tanto da farne uno strano film post-apocalittico. Ma i meriti e le stranezze (per l’epoca in cui nacque) di Nausicaa vanno ben oltre. Il film ha per protagoniste due donne che capeggiano una lotta intestina prevalentemente maschile. Ma a comandare e a decidere la progressione narrativa, sono le due donne, personalità d’acciaio, né madri né mogli, ma spiriti liberi e anticonvenzionali. Miyazaki sapeva il fatto suo.
Come gestire il magma narrativo di Nausicaa senza venire travolti da una trama concitata? Chi non è avvezzo alla narrazione di mondi fantastici e inverosimili, farà fatica a comprendere la successione degli eventi e ne rimarrà travolto. Il surplus di informazioni che deriva da una visione come questa può stordire e lasciare un senso di appagamento già dopo un’ora, con una trama fitta di eventi che provengono da un mondo sconosciuto e iperreale. Ma la differenza rispetto ai mondi narrativi intonsi de Lo Hobbit Un viaggio inaspettato, La desolazione di Smaug e La battaglia delle cinque armate e il tono dei colori tenui, la mancanza assoluta di pesantezza nei disegni e nel senso perenne di sospensione magica dell’animazione miyazakiana. Quello che fa di Nausicaa un’elegia fuori dal tempo è la tenuta a lungo termine di un paesaggio emotivo denso di rimandi e strade segrete, dove le ombre sono portatrici di un mistero dove la saggezza rimane saldamente ancorata alle vallate e ai tronchi d’albero dove il sole non batte più. E’ la poetica di un grande autore, che pensa in grande come Kubrick, ha il senso della poesia di Rossellini e la costante tradizionalista di Kaurismaki.