L’iconografia cinematografica si pone come il pilastro di un immaginario tendente a sistemizzare un complesso mosaico di formule politiche ed estetiche volte al pronunciarsi di una ideologia ben precisa. Se la figura di Nanni Moretti si pone come l’icona italiana che più di tutte ha analizzato in tutte le forme possibili la crisi del PCI in Italia, Tom Cruise si è posto finora come icona atta ad incarnare l’American Dream basato sull’ideologia anticomunista e superomistica propagandata fino dagli anni ’80 da Ronald Reagan.
Sia Moretti che Cruise, attraverso i loro film, hanno portato avanti la necessità problematizzata di enucleare in senso immaginifico (e quindi filmico) il volto dell’uomo contemporaneo. Moretti lo ha fatto usando il registro del grottesco, Cruise manipolando la figura dell’eroe, adattandola alle più svariate forme di narrazione. Il cinema italiano e quello americano si basano rispettivamente sulla teoria del caos il primo e sulla teoria dell’ordine il secondo. Nel cinema italiano la forma caotica prende corpo in un rovesciamento del sistema chiuso Dio-patria-famiglia, in una prospettiva che porti ad una rivelazione inattesa, nei rapporti complessi tra personaggi che cercano un dialogo con chi non può capirli. Nel cinema americano la militarizzazione del set e la costruzione scientifica, paradigmatica degli script porta ad una sistematizzazione perfettamente oliata dei mondi narrativi creati, così da rendere universalmente appetibile al mercato globale il prodotto-film. All’imperfezione gioiosa e problematica dei piccoli film italiani si contrappone una perfezione comunque problematica dei film americani ad alto budget.
Moretti e Cruise fondano la loro estetica recitativa su un rapporto di empatia totale con il rispettivo pubblico. Moretti fa con i suoi film politica in maniera diretta e del tutto sfacciata, avendo l giusto fisique-de-role può permettersi audaci monologhi di parte, spesso rivolti contro i leader politici italiani; Cruise fa politica in maniera indiretta con le performance action del suo corpo indistruttibile. Entrambi possiedono un raffinato e per certi versi inconsueto senso dell’umorismo. Forse in Moretti è più marcato un senso di narcisismo nella demolizione delle ideologie dei grandi leader della destra (da Aprile a Il Caimano); mentre in Cruise l’umorismo vira verso la commedia rosa (come in Jerry Maguire e Innocenti bugie), ma può anche raggiungere straordinarie vette di volgarità sboccata e senza freni (come si può vedere in Tropic Thunder di Ben Stiller).
In termini squisitamente fotogenici i volti di Moretti e Cruise esprimono il fascino eterno di una malinconia non rivelata, che determina nello spettatore un senso di mistero e di “attesa della performance”, che si esaudisce nella maggior parte delle volte in una capacità di spiazzare le attese, grazie a soluzioni formali tali da accrescere il loro coefficiente di credibilità, di film in film. I due attori si possono considerare come l’alfa e l’omega del cinema mainstream degli ultimi 30 anni. Le loro carriere scorrono parallele alla Storia italiana e americana concorrendo alla costruzione di un manifesto estetico dove il cinema rappresenti l’unica forma materiale di raffigurazione del tempo nel solco di un cambiamento epocale. Moretti e Cruise attraversano infatti l’evento più importante della seconda metà del novecento, il crollo del Muro del 1989, accreditandosi come testimoni di una rinascita e di una riconversione della forma filmica atta a testimoniare l’attesa di un cambiamento epocale.
Tra Ecce bombo e Il colore dei soldi, tra La messa è finita e Intervista col vampiro, tra Palombella rossa e Top Gun scorre il fil rouge di un rapporto di interconnessione ideale e mai manifesto tra il sistema Italia e il sistema USA. Nella differenza profonda dei movimenti di macchina, dei carrelli, dei primi piani e nell’uso della colonna sonora, i due sistemi si trovano in rotta di collisione, annunciando sempre la disputa di un sentire comune politico che va oltre le immagini stesse. Se nell’anno 2015 Moretti arriva alla elaborazione del lutto insieme alla sorella Margherita in Mia madre, mentre Cruise giunge alla messa in abisso dell’eterno rapporto maschile-femminile con la bella spia Isla Faust in Mission: Impossible – Rogue Nation, il cinema stesso compie il balzo ultimo verso la classicità, consegnando all’immaginario scisso nelle due superpotenze maschili la fragilità e la forza di un binomio che altera il cosmo della visione. Fino alla prossima sfida (politica).