Un pubblico che vede un film di Cronenberg e non conosce minimante questi quattro autori, probabilmente riesce ad apprezzare solo il 30% del film. eXistenZ è imperniato fino al midollo di divagazioni dickiane, problemi ballardiani, sulfurea ironia burroughsiana. Videodrome è la sintesi più straniante dell’universo mcluhaniano. Crash è la deduzione burroughsiana di un romanzo ballardiano. Chissà che film avrebbe girato Cronenberg se avesse deciso di trasporre il romanzo-saggio “La mostra delle atrocità”. Forse avrebbe interpretato il sistema di segni stroboscopici di Ballard attraverso il linguaggio del documentario.
Il fulcro di due opere viscerali e remote come Crash ed eXistenZ sta nella continua ricerca di un punto di fuga, in cui la mdp nutre e combatte una discorso simbolico e allusivo che gratta la superficie delle cose, per soffermarsi su quella che è la parte più nascosta di un discorso ben più vasto. Cronenberg cristallizza il suo pensiero in movimenti di macchina elementari e fulminei che rivelano in Crash ed eXistenZ una risposta tra le tante domande disseminate lungo il percorso che porta alla perdizione del suo cinema: l’individuo è disconnesso dalla realtà e per il principio di Heisenberg non può che soccombere ad una oggettiva peridta di cognizione, sensoriale e visiva.