Luca Guadagnino ha la tentazione di diventare autore, ma resta ancora guardingo nell’avvicinarsi a questo, per certi versi, ingrato ruolo. La lista dei registi che hanno iniziato con dei pessimi film e, successivamente, sono stati capaci di rimediare ai propri errori, potrebbe essere più corta di quanto si pensi. Guadagnino aveva iniziato coi pessimi Melissa P. (2005) e Io sono l’amore (2009). Poi succede qualcosa. Un cambio di rotta. Inizia la collaborazione con lo sceneggiatore David Kajganich. E tutto cambia.
Guadagnino tira fuori dal cilindro A Bigger Splash (2015) e Suspiria (2018), con in mezzo la parentesi calligrafica di Chiamami con il tuo nome (2017), non a caso, scritto da James Ivory e non da Kajganich. A quanto pare il sodalizio Gaudagnino-Kajganich porta i suoi frutti. In A Bigger Splash e Suspiria 2018 la scrittura scenica si avvale di un tessuto narrativo organico e figlio del suo tempo.
Il discorso sulla versione 2018 di Suspiria è spinoso e non perfettamente inquadrabile in una logica autorialista dura e pura. Guadagnino ha usato cervello, è stato in grado di effettuare una chiara pre-visualizzazione del film, con un montaggio già pre figurato in testa, solo così si spiega la grande coerenza interna del film. Solo i grandi registi lo sanno fare. Per ora Guadagnino ha solo accennato alla pretesa di saperlo fare, non ha marcato il territorio in modo definitivo, ha dimostrato di saper cogliere gli elementi fondamentali del discorso. Ma già è molto, soprattutto rispetto alla spazzatura americana dei vari Rob Zombie e Midsommar, per rimanere nel contesto dell’horror statunitense degli ultimi 20 anni.
Un aspetto ancor più peculiare del Suspiria 2018 è che il film sembra sbalzato fuori da ogni tempo. La luce è fredda, ma non monocromatica: il direttore della fotografia Mukdeeprom, già responsabile del lavoro straordinario realizzato per il film-fiume di Miguel Gomes As mil e uma noites (2015), realizza uno studio analitico del tempo e sul tempo. Suspiria 2018 è ambientato nel 1977, ma la caratura temporale è trasfigurata ad un tempo e ad uno spazio che paiono sommersi.
E poi c’è la cosa più importante in assoluto, quella cosa capace di determinare in un solo colpo la morte istantanea o la vita eterna di un film: il casting. Le facce di Suspiria 2018 sono tutte azzeccate, sono tutte al posto giusto. Di Dakota Johnson, astro nascente del nuovo divismo USA, già si conosceva l’abilità totale nell’abitare la scena con padronanza assoluta. Nel cinema americano capita spessissimo che buoni script siano rovinati da facce vuote. Questo non capita nel film di Guadagnino, che resta un oggetto raro, che va contemplato con cura e necessiterà del suo tempo per rimanere considerato nel Tempo.