Il fuoco del cinema di guerra si rivolta e si riconfigura davanti alla freddezza dichiarante del cinema di Sam Mendes. Il genere viene inquadrato in un’altra prospettiva storica. Si sa già tutto della guerra, l’unica cosa che la macchina cinema non potrà mai replicare è il punto di vista esatto della visione empirica.
L’empirismo di Mendes si adagia sulle immagini lento e inesorabile, tanto che nei primi minuti di visione, quando ci si accorge che il montaggio non interverrà a costruire delle cesure di senso, degli stacchi che diano la sensazione che il cervello del cinema si sta muovendo per produrre istanti di emozione (il montaggio funziona come la palpebre umane, ogni battito serve a ossigenarli gli occhi, consentendo una visione tranquilla e pulita, così il montaggio rende normale la visione di un qualsiasi film), si accusa una leggera sensazione di ansia, perché si capisce che il racconto di quella pagina di Storia è come se dovesse necessariamente impressionarsi nella retina e rimanere nell’occhio come una visione irripetibile.
E’ qui che Mendes acutizza il suo sguardo e rende il suo 1917 simile ad un esperimento visivo. Pochi gli attori famosi, per fortuna. Molti sconosciuti. Colin Firth e Benedict Cumberbatch rendono la loro presenza imperiosa, sigillando il film, il primo all’inizio e il second alla fine. Come fossero due fondamentali punti a capo, dove inizia il viaggio e finisce. In mezzo a 1917 c’è una non recita degli spazi, tali da rendere la visione tesa e palpabile, salvo poi subire un crollo finale, verso la fine del film, una volta che l’operazione che dà il motore al film, è stata eseguita.
L’idea che era stata già alla base di Arca Russa di Aleksandr Sokurov (2002), qui è declinata nel contesto del cinema mainstream hollywoodiano. Arca Russa si chiudeva nelle stanze della Storia, per poi aprirsi verso l’incantamento finale, nel sublime. In 1917 gli spazi sono vasti, a perdita d’occhio, del tutto privi di punti di riferimento. La storia narrata i 1917 non è epocale, ma serve per costruire un road movie bellico, nel tentativo di catturare in modo improvviso l’attenzione dello spettatore. Questo si meraviglia, scalpita e rimane impressionato. Fino alla fine, quando si accorge, che dietro l’intera operazione c’era solo una ricognizione visiva priva di identità scenica.
Salvate il soldato Ryan (1998) e Dunkirk (2017) erano film-opere, dove lo studio degli spazi era millimetrico. Spielberg aveva la classicità John Ford come nume tutelare, Nolan la geometria cartesiana postmoderna di Memento e Inception. Mendes conosce i dettami del cinema di guerra come un regista teatrale che aderisce a immagini dove la spazialità si fa cosmo misterico e insondabile.