L’evento costruito interamente su un personaggio-Divo del genere horror di ieri (1990), rivisitato in modo del tutto iconico nel rifacimento. It – Capitolo uno e It – Capitolo due sono unificati principalmente da un solo carattere drammaturgico, Pennywise, che fa da evento e costituisce il motore di una macchina catartica continuamente ripetuta e rimontata ogni volta, seguendo un accavallarsi di situazioni parossistiche e grottesche.
Andy Muschietti ha impostato le scene ben sapendo che lo spettatore che andrà a vedere il rifacimento conosce a benissimo lo sceneggiato del 1990, un film per la televisione che, pur tradendo un’intenzione infantile e pedissequa, sapeva far paura con pochissimi elementi, ma si sta parlando del cinema americano degli anni ’90, un cinema tutt’ora fortissimo nei contenuti e nello stile). Di conseguenza Muschietti è coerente con un discorso di ampliamento scenico (derivante dall’aumento spropositato del budget, rispetto al 1990) e con una forte intenzione ironica quando non dissacratoria.
L’intero cast di attori che interpreta il gruppo dei maturi non può minimamente competere con l’asciutta compostezza del cast dei ragazzi di It – Capitolo uno: un notevole attore di teatro come James McAvoy è ridotto al ruolo di bravo ragazzo, per l’ennesima volta fuori ruolo, una grande attrice come Jessica Chastain viene ridotta in modo abbastanza clamoroso al ruolo di scream girl, per Isaiah Mustafa si fa un discorso leggermente diverso, non riesce ad avere la stessa carica enigmatica del Tim Reid, l’unico attore in pate della versione televisiva.
Il motivo dei due film rimane Bill Skarsgard, il suo Pennywise è il filo conduttore dell’operazione, Muschietti si concentra su di lui e penetra nell’inconscio di tutti i personaggi, ragazzi e maturi, attraverso la sua verve istrionica ma del tutto composta. Con It 2017-2019 siamo dalle parti del blockbuster mainstream, la critica di settore aveva espresso i suoi malumori per lo sceneggiato del 1990 e lo ha fatto anche per questo nuovo film. Non siamo dalle parti del nuovo Suspiria di Luca Guadagino, che pretendeva di spiegare le motivazioni che avevano tenuto in piedi l’operazione ancestrale, ellittica, magmatica, del tutto onirica di Dario Argento. Muschietti non intende spiegare l’orrore di Pennywise. Si limita a ricollocarla sulla scena con risorse maggiori.
Le intenzioni marcatamente autoriali espresse dal rifacimento di Guadagnino, nel rifacimento di Muschietti non ci sono. E’ questo che rende It 2017-2019 ben più comunicativo e meno ragionato del Suspiria 2018. It di Muschietti fa paura perché s’immerge in un’oscurità che è fatta anche di luce, il Suspiria di Guadagnino rimane nel sottobosco intellettuale di un’operazione tutta pensata.