Pablo Larrain è il nuovo autore del “contro cinema”, un cineasta che filma con rabbia immensa, quasi con un’impotenza nel mostrare la vera realtà dei fatti, che lo porta a superare ogni steccato ideologico ed estetico.
Larrain ha girato 4 film, due di questi, Tony Manero e Post Mortem e , sono stati selezionati dalla Quinzaine des Realizateurs del Festival di Cannes, mentre No è stato selezionato per il Concorso della Mostra di Venezia.
Larrain ha vivisezionato l’anima del suo paese, il Cile, prendendo di petto il periodo della fine degli anni ’70, durante la dittatura di Pinochet.
Di questi tre film Tony Manero è l’opera più sconcertante, la più epidermica, quella che entra maggiormente sotto pelle, la più urticante e maledetta. Narra la storia di un uomo, Alfredo Castro, di mezza età che, sempre nel contesto storico del Cile durante la dittatura di Pinochet, vuole diventare il sosia di Tony Manero, il celebre personaggio del film La febbre del sabato sera di John Badham, per poter partecipare ad un programma televisivo in cui si sfideranno le copie di Tony Manero. L’uomo, pur di arrivare pronto all’appuntamento, diventerà un assassino, ruberà, farà di tutto.
In Tony Manero la presenza asfissiante della camera a mano rimane un appellativo ad una distanza ironica che può solo precludere ad una totale disfatta morale del personaggio in questione. Alfredo Castro è un uomo senza qualità, che vive in un quartiere squallido e si macchia di atroci delitti. Larrain filma con rabbia politica e con uno sguardo quasi vampiresco in cui tutto sembra macchiarsi di uno strano alone di grottesco, tanto è ridicola e incredibile la vicenda. Poche altre volte si potrà vedere un simile degrado umano rappresentato con tanta audacia e senza alcun senso della vergogna. Larrain può piacere o meno, ma possiede uno sguardo lancinante, che non lascia mai indifferenti.
Tony Manero rimane una particolare perla di cinema nero, intransigente, vuoto esteriormente, ma dotato di una coscienza morale, politica tale da far venire i brividi.
Il film successivo a Tony Manero è Post Mortem. Qui viene narrata la vicenda di Mario Cornejo, un uomo cha lavora in un obitorio, è innamorato di una ballerina di Can-Can e un giorno assiste incredulo all’autopsia del cadavere di Salvador Allende.
Nel caso di Post Mortem la regia di Larrain cambia e di molto, anche. Rispetto alla grettezza e alla scompostezza assolutamente vitale, irrequieta, ansiogena, brutale di Tony Manero, Post Mortem è molto più controllato, più organizzato, più pulito, scompaiono quasi del tutto le riprese con camera a mano; Larrain predilige per questo film inquadrature fisse, fornendo una prospettiva più chiara, più calma del momento storico, ma senza perdere di un grammo la sua inquietudine e la sua forza morale.
E’ un altro pugno nella stomaco questo Post Mortem, un altro viaggio negli inferi di un paese martoriato dalla dittatura di Pinochet. Larrain osserva le linee dei sentimenti dei suoi personaggi, con totale distacco e una compostezza visiva che fanno pensare ad un passo in avanti rispetto al precedente film. Ma forse il cambio di regia e, quindi, di tono, dall’irrequietezza alla pacatezza, dipende solo da una differenza narrativa tra i due film. Il primo film raccontava di un uomo violento e frustrato dalla sua stessa immagine, che non corrispondeva a quello che il protagonista desiderava. In Post Mortem il protagonista è un uomo che sembra attendere qualcosa e indugia, riflette, tenta di crescere come uomo all’interno di un sistema che non da spazio a nessuno di esprimersi. Poi arriva il cadavere di Allende e il film prorompe e scava nella profondità dell’animo di quest uomo che prende coscienza del disastro a livello politico ed esistenziale.
Il terzo film di questa ideale trilogia sul Cile di Pinochet di Larrain è No, che è stato giudicato da molti come il miglior film dell’intera selezione di Cannes 2012. In Italia si attende ancora un distribuzione, per ora è stato proiettato al Festival di Torino.