Augusta decide di partire per un viaggio su una piccola barca insieme a suor Franca, alla volta della natura amazzonica, per entrare in contatto con la popolazione degli Indios. Inizierà un lenta presa di coscienza da parte della giovane donna.
Diretto da: Giorgio Diritti
Genere: drammatico
Durata: 110'
Con: Jasmine Trinca, Anne Alvaro
Paese: ITA, FRA
Anno: 2013
L’ultimo film di Giorgio Diritti è la rappresentazione visuale del travaglio, inteso sia come spostamento fisico, l’evasione, sia in quanto viaggio interiore e spirituale.
Si cerca spesso la fuga quando un dolore lacerante ti corrode dentro: si prova a sfuggire per non pensare, per dimenticare. C’è la necessità di cambiamento, di rimodellamento del sé; una forza energetica che ti impone di reagire e di lottare contro uno stato emotivo per ottenerne un altro, uguale e contrario.
La dimensione di reazione implica uno spostamento verso un luogo qualunque. Non c’è una meta precisa: ci si può dirigere verso l’edificio adiacente, la Cina o l’America; l’importante è andare via.
Augusta, interpretata da Jasmine Trinca è una trentenne che vede nella propria fuga verso l’Amazzonia l’unica soluzione. Ma viaggiare significa incontrare, conoscere, fare esperienza, crescere, condividere.
Rapportarsi e scontrarsi con una realtà altra vuol dire aprire una parte della mente e confrontarsi con la propria identità. In un mondo dove l’egocentrismo, l’etnocentrismo e l’antropocentrismo sono i tre termini dominanti e i tre perni di una cultura occidentale, ci si può rendere conto che il mondo, in realtà, è vasto e che, talvolta, le terre lontane possano essere luoghi migliori.
Viaggio inteso come immersione: ricerca di qualcosa o semplicemente il modo attraverso il quale si può ritrovare se stessi. I dolori non abbandonano il corpo, sono cristallizzati, ma servono a formare e insegnano.
Jasmine resta stupita dai sorrisi della gente che incontra: tutti sorridono senza voler vendere e senza volerti comprare. Sorrisi gratuiti di chi non ha nulla da perdere e nulla da guadagnare ma che ha la serenità nel cuore e l’autenticità sul volto. Senza maschere e senza calcoli, la gente locale è semplice, disposta a riportare il mondo verso l’essenzialità.
E c’è nella scoperta dell’altro la consapevolezza che l’io deve essere ridimensionato: sforzandosi a comprendere lo straniero nei suoi gesti, nella sua lingua, nelle sue abitudini ci si può arricchire. Superando la paura, il disagio iniziale e le ovvie difficoltà di comunicazione si può sentire nel senso di comunità, di appartenenza e nei valori altrui quel che infondo è legge all’interno di ognuno; ma per fare ciò, bisogna spogliarsi, denudarsi e avere il coraggio di essere se stessi.
In una società in cui la difficoltà di essere veri e genuini è tanta e dove il concetto di felicità diviene un’utopia, Augusta scopre che probabilmente il senso della vita è proprio lì: ritrovare in se stessi la bellezza e la purezza e rapportarsi all’altro spontaneamente, con il solo fine di darsi, di amare.