Al di là delle montagne

Tao è una delle più belle ragazze di Fenyang. Nel 1999 sposa il benestante Zhang, da cui ha un figlio, Dollar. Passano gli anni e nel 2014, Tao ha divorziato dal marito e il figlio immigrato in Australia. L’azione si sposta nel 2025: Dollar, ormai cittadino australiano, ha quasi dimenticato la sua lingua, mentre la madre Zhang è al collasso economico.
    Diretto da: Jia Zhangke
    Genere: drammatico
    Durata: 131
    Con: Tao Zhao, Yi Zhang
    Paese: CINA, FRA
    Anno: 2015
7.6

12 mesi or sono Jia Zhangke, autore di Platform (2000), Still Life (2006, Leone d’oro a Venezia) e Il tocco del peccato (2013), ha presentato in prima mondiale al Festival di Cannes 2015 il suo nono lungometraggio di finzione, Al di là delle montagne: un dramma dell’esistenza, un ritratto di vita per come essa si manifesta, dai tratti essenziali calati in una dimensione squisitamente quotidiana, caratterizzata dalle proprie cadenze specifiche e dalla volubilità dei suoi protagonisti.

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Tre generazioni scandiscono la separazione in tre diversi capitoli che seguono le vicende di Tao e della sua eredità, alla vigilia del nuovo millennio fresca ed umile rivenditrice di elettronica corteggiata da un amico minatore e dal suo nuovo capo di gran lunga più ricco, possessivo e arrogante, ma che in definitiva convince la donna ad accettare le sue profferte in una prospettiva di allettante benessere. Trascorso oltre un decennio, il minatore rientra malridotto nel paese da cui si era esiliato, ormai lasciatosi alle spalle la disavventura amorosa e con a carico una moglie e un figlio; Tao, che nel frattempo ha divorziato lasciando il proprio Dollar all’affidamento di una nuova madre, se ne prende cura come può, dimentica dell’astio di cui si era resa destinataria.

Nel 2025 Dollar studia in uno dei migliori istituti dell’Australia, non parla più il cinese, si confida con l’insegnante di lingua riguardo l’insopprimibile necessità di emanciparsi da un figura paterna ormai scomoda e anaffettiva, divorato allo stesso tempo dalle insicurezze che l’assenza costante di una valida educatrice ha comportato. Non sembra neppure ricordare il nome della sua genitrice naturale, preferendo considerarsi figlio di una provetta.

La sezione epilogale costituisce la summa dell’opera mettendo in scena la resa dei conti giocata nella labile psiche dello studente, stimolata dall’accumulo delle incancellabili esperienze passate (personali e, si ha l’impressione, ultra-individuali). Il dolore straziante di Tao, privata della sua creatura e costretta a subire la pena che la morte dell’affezionato padre ha imposto, sfuma nelle intime reminiscenze, nei déjà-vu di Dollar, che anela a una comprensione dei propri fantasmi (a cominciare dall’eterno ritorno di un classico cantonese anni ’90), un animo più sereno, una presenza materna accogliente, che non può erotizzata essere sopperita dalla persona dell’istruttrice, in breve una vita migliore.

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Conchiusa nella circolarità perfetta di Al di là delle montagne, titolo metaforico che vuole rimandare ai legami di sangue cui è la natura stessa a chiamare, l’ordinarietà del vissuto ammette l’apparizione e il dissolversi senza preavviso di luoghi e personaggi, il cui spessore di consistenza solo apparente viene abbandonato alle pieghe della memoria, mentre il qui ed ora della vicenda, immerso in un mar di tinte desaturate e particolarmente levigate, dall’avvenirismo accennato e credibile all’ingresso nella realtà futura, è riprodotto con metodo lento e indefettibile, omaggiato del mirifico senso d’unitarietà che Jia Zhangke sa trarre dalla sua stessa premiata sceneggiatura (la migliore dell’anno secondo gli Asian Film Awards) riversandolo nella struttura paziente di ogni sequenza, abitata spesso da inquadrature a macchina fissa che si rivelano longtakes assai elaborati nelle soluzioni focali e corredati da delicatissime musiche, espressione pura e lancinante del malessere e della malinconia che mai abbandonano questa testimonianza disincantata e desolante.

A proposito dell'autore

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Classe 1995, in anni recenti si è incontrovertibilmente innamorato del cinema, interessandosi a qualunque genere di qualsiasi epoca, ma senza mai perdere la bussola della qualità artistica. Frequenta il DAMS a Padova e cura un suo canale YouTube di critica cinematografica, "Il taccuino del giovane cinefilo".