L’impatto può trarre in inganno. Alla prima visione si rimane moderatamente storditi dopo aver visto uno spettacolo a cui non si riesce a dare una perfetta connotazione spazio temporale. Questo è l’effetto che può dare la prima visione di Reconstituirea (1968) di Lucian Pintilie, film rumeno girato in Romania durante il regime di Ceausescu.
La difficoltà di entrare dentro quest’opera sta nel fatto che il regista non spiega nulla. Ma è bene sgomberare da subito il campo da equivoci estetici: il film non ha nulla di noioso e a seguito di una prima forse difficile visione, si è portati a tornare sul film con una seconda visione, forse per essere sicuri che del fatto che la prima impressione non fosse quella sbagliata. Reconstituirea è un film sul cinema: in un luogo imprecisato due giovani, dopo aver colpito in testa un barista con una bottiglia e avergli distrutto il locale a seguito di una ubriacatura, devono rimediare recitando davanti a funzionari di polizia in un film formativo contro l’uso di alcolici.
La difficoltà di entrare dentro il film di Pintilie sta nel fatto che lo stile del regista rumeno ricorda forse quello del Polanski di Cul- de-sac (1966): una regia che punta sul grottesco, sul surrealismo di stampo marxista, sulla negazione di qualsiasi flashback, sul tenersi sempre a distanza da qualsiasi tentativo di rappresentazione teatrale del nucleo narrativo. Pintilie osserva i suoi personaggi come insetti su una scacchiera perennemente mobile, usa i campi-controcampi per attivare la curiosità dello spettatore più per quello che non succede rispetto a ciò che è visibile e udibile. Così facendo l’opera pone l’accento sulla degustazione di scene mai viste. Sul repertorio armonico di una ripetizione etica del senso arcaico di un cinema distillato da un furore sovietico riconducibile ad una volontà trasognata di evadere dal grigiore interiore del regime.
Ciò che impegna lo sguardo in Reconstituirea è la volontà di impartire una lezione di cinema provocando ilarità sia dentro lo schermo che fuori. Se la commedia umana di oggi si basa sul didascalismo della freddura spassosa, nel film di Pintilie l’attore/carcerato che deve recitare per trovare una via di salvezza rispetto al cattiva azione che ha commesso a seguito dell’abuso da alcool, si ritrova a parodiare se stesso davanti ad uno spettatore che mai si aspetterebbe di trovarsi davanti ad uno sberleffo contro il potere tanto sottaciuto ed estraneo da un impianto umorista tanto classicista. Se si ride in Reconstituirea lo si deve al fatto che non si è abituati ad un grottesco dove il surrealismo viene spacciato per l’anticamera dell’oscurantismo sovietico.
Vedere e rivedere Recontisuirea di Lucian Pintilie significa riappropriarsi del senso primario di un’arte nata in un contesto di povertà assoluta. Il cinema è nato con budget risicatissimi e faceva ridere perché si rivolgeva ad un pubblico che non pretendeva molto. La commedia amara di Pintilie invece ricostruisce la complessità del comico regalando una metaforica politica forse nemmeno tanto velata, sui soprusi del potere, su una società che conosceva solo l’idiosincrasia delle proprie menzogne. Così nascono dei piccoli cult senza che nessuno si faccia carico di enunciarne la paternità. Nel silenzio della distribuzione si possono ancora fare incredibili scoperte emerse dal caotico flusso delle visioni indiscriminate.