La scrittrice ucraina di origine ebrea e adottata dall’élite benestante parigina, Irène Némirovsky, concepiva come summa della sua lunga produzione un’ epopea di cinque libri, prendendo a modello la Quinta di Beethoven, per sciorinare i diversi aspetti riguardanti l’occupazione nazista in Francia.
Salvati solo i primi due movimenti, Tempesta in giugno e Dolce, l’intreccio di quest’ultimo funge da tessitura narrativa alla trasposizione per il grande schermo di Suite francese voluta dal britannico Saul Dibb. Cast di lusso, rigorosamente anglofono, che stranamente non infastidisce la resa finale del film, pur essendo una storia francese, composta da una scrittrice francese, che parla di francesi nella Francia della Seconda Guerra Mondiale. Il regista, aiutato dallo sceneggiatore Matt Charman, torna sugli schermi dopo La Duchessa con Keira Knightley, riportando nel nuovo film in costume un’altra figura di donna anticonformista, Lucile Angellier.
La Lucile di Michelle Williams è straordinaria. L’espressione assente della ragazza, dimessa e sopraffatta dal volere della suocera Kristin Scott Thomas che veste i panni dell’algida vedova Angellier, dimostra le doti di una grande attrice. La Williams, dopo svariate nomination agli Oscar (I segreti di Brokeback Mountain, Blue Valentine, Marilyn) regala una struggente rappresentazione di donna forte dei propri ideali, senza mai scadere nel melò della classica storia d’ amore ai tempi della guerra. Anzi, saranno proprio i suoi sentimenti a liberarla dall’anestesia corrotta della vita in paese, scegliendo di amare il “cattivo” anche a costo di mettere in pericolo la propria vita, quando la promessa d’amore non varrà più quanto la prospettiva di libertà.
Il cast tecnico ricompone il team del 2008, con la scenografia di Michael Carlin, i costumi di Michael O’Connor e le musiche composte dallo straordinario emergente Rael Jones, registrate nei prestigiosi Abbey Road Studios di Londra. Musica, ritmo, armonia. Termini musicali prestati al cinema per descrivere l’andamento narrativo della vicenda, con il figura chiave della giovane Angellier a cui ruota intorno lo sfondo bellico, la resistenza e i sentimenti soffocati. Matthias Schoenaerts, il bel tenente Bruno von Falk, è un astro nascente belga, coprotagonista al fianco di Marion Cotillard in Un sapore di ruggine e ossa, diretto da Jacques Audiard, per cui si aggiudica il il Premio César per la migliore promessa maschile.
Lo stereotipo del nazista cattivo lo perseguita, ma il compositore, strappato alla sua arte per servire la patria, mostrerà ben presto la sua indole sensibile e riservata, creando per Lucile l’opus intitolato appunto Suite Francese. La controversia del film e del libro risiede proprio nell’incapacità, o meglio, nella non volontà dell’autrice prima e del regista poi , di dipingere i soldati tedeschi come mostri, ma come uomini a servizio delle proprie idee. Le parole profetiche della Némirovsky, “resistere, attendere, sperare”, chiudono l’opera, come anche la sua breve vita. Il successo clamoroso della sua produzione letteraria data alla stampa nel 2005, rende giustizia al lavoro della scrittrice: l’immortalità della sua parola è stata compiutamente resa per immagini nella grazia del lavoro di Dibb.