La carriera di Alain Resnais ha conosciuto alti e bassi, la distribuzione italiana ha fatto uscire su grande schermo molte sue opere più importanti, ma non tutte. Più precisamente, Vous n’avez encore rien vu (2012) è uno dei film che non sono arrivati al grande pubblico in Italia. Ed è un vero peccato, perché si tratta di uno dei suoi esperimenti più eccitanti, una grande invenzione di cine-teatro nostalgico, che trasforma lo spettatore in attore diretto della pièce messa in scena.
Essendo Vous n’avez encore rien vu una speciale sinfonia in tono minore, Resnais prende gli spazi dove l’azione è riempita dai dialoghi torrenziali, spostandola nel fuori campo di personaggi costruiti da un cast, che viene chiamato direttamente in causa, da un regista teatrale che finge di essere morto. Nel film il teatro prende forma dai personaggi-chiave che ne interpretano il testo, riadattandolo alla propria sensibilità. Resnais inquadra il senso della somiglianza tra le due facce della stessa interfaccia, attore/commediante spettatore/giudice. Il tono della pratica nostalgica attuata serve a Resnais per mettere in prospettiva il senso della morte e la sua distanza temporale. I personaggi sono condannati a vagare in un limbo scenico che sottintende una tendenza vicina ad un romanticismo vecchio stampo, dove la parola diventa il termine ultimo di un raggiro estetico aulico e mai banale.
Il cinema di Alain Resnais sa ancora farsi valere. Era difficile accorgersene in Gli amori folli (2009), dove il centro scenico era fin troppo evidente e in questo Vous n’avez encore rien vu i rapporti tra i personaggi non sono pre definiti, il cast offre un surplus di performance tale da impedire allo sguardo di abbassarsi. Non che sia facile la fruizione del film! Il concetto pregnante su cui si basa la retorica di Resnais è l’affievolirsi della fiamma della ricerca, la scoperta che il limbo della messa in scena sposata al mistero sta per finire. Quello che attanaglia Resnais è la fine di un mondo scenico, ovvero il set, dove lo svolgersi di una trama rinverdisce il sentimento antico della creazione. Allora si potrà capire che Vous n’avez encore rien vu è un film non adatto a questi tempi, un’operazione che si imprime nella memoria come un dedalo spoglio, un diamante forse ancora grezzo, le cui potenzialità sono inscritte nella cecità di uno sguardo ancora capace di sapersi meravigliare.
Resnais applica la sua capacità di sintesi estrema alla meraviglia di un cinema fiabesco, che sa nutrirsi di emozioni senza nome. Vous n’avez encore rien vu va visto con la consapevolezza che il regista sia quasi giunto alla sua naturale fine: proprio in questo senso gli occhi della sua attrice feticcio Sabine Azema, e quello della giovane Anne Consigny esprimono un dolore terreno, ferreo, per qualcosa di inestimabile che appartiene ormai ad un altro tempo, un altro secolo, un modo di vedere le cose aureo, dove il pensiero diventa il fulcro di una battaglia che fa del silenzio l’unica arma contro la barbarie dell’indifferenziazione estetica. Resnais ha lasciato ai posteri un film che è un manifesto programmatico denso, lucido, pieno di inganni e prospettive segrete. Un must.