Nei sotterranei della città di Pontecacio, abitano i boxtrolls, simpatici troll vestiti di scatole di cartone che vivono in comunità e salgono in superficie per raccogliere i rifiuti lasciati dagli esseri umani,che non vedono di buon occhio i boxtrolls credendoli ladri e assassini di bambini e faranno di tutto per eliminarli. Riusciranno i boxtrolls a dimostrare la loro innocenza?.
Insieme ai colossi Pixar e Dreamworks, si è fatta strada negli ultimi anni la Laika, studio d’animazione che con solo tre lungometraggi all’attivo ha dimostrato creatività e capacità tecnica in grado di competere con le pellicole degli studi più celebrati. Nel 2009 con Coraline e la porta magica la Laika si impose con un film di estrema delicatezza e profondità tematica e che utilizzava al meglio le potenzialità del 3D. Nel 2012 con Paranorman lo studio statunitense realizzò un divertente e riuscito omaggio cinefilo al cinema horror classico, pur trovando una propria vena di originalità. Ora con Boxtrolls – Le scatole magiche, presentato fuori concorso alla 71° mostra del cinema di Venezia e tratto dal romanzo illustrato “Arrivano i mostri” di Alan Snow, i registi Graham Annable e Anthony Stacchi proseguono il percorso cinematografico dello studio Laika, tra classico ed innovazione e soprattutto costruendo un film che lavora sul doppio binario di favola comica per bambini e opera più matura per un pubblico più adulto.
Unendo stop motion, animazione a computer e disegno tradizionale, Boxtrolls Le scatole magiche trova una propria raffinatezza stilistica, esteticamente coerente pur nella sua eterogenea realizzazione. A un primo sguardo, il mondo messo in scena in Boxtrolls Le scatole magiche ricorda la cultura visiva di stampo burtoniano, sia nella forma sia nelle psicologie dei personaggi. Ma Boxtrolls Le scatole magiche così come le pellicole precedenti unisce più immaginari per crearne uno tutto suo che non suona mai derivativo. E la rappresentazione della città e degli abitanti della cittadina di Pontecacio pare uscire da un racconto di Dickens, anche se meno aspro e più comicamente grottesco.
Boxtrolls Le scatole magiche funziona per il suo target di riferimento, una storia di rivalsa e d’indipendenza contro una società ipocrita che non vede oltre il proprio naso e crede a qualunque cosa. Questo aspetto di un mondo ottuso pare una costante nel lavoro della “Laika” come lo è la trattazione degli adulti(e qui è ancora più accentuato con l’assenza totale di una figura paterna) e come sono i giovani a dove risolvere le questioni e ad aprire gli occhi agli altri. In Boxtrolls più in profondità ci può trovare anche un discorso politico che può venir colto forse da un pubblico più grande: ai comportamenti dei cattivi del film che paiono dei servi di stato che uccidono una presunta minaccia, fino al chiaro riferimento alla falsa accusa fatta ai boxtrolls di “rapire e uccidere bambini”. Ovviamente l’obiettivo primario è divertire e appassionare senza sottotesti troppo criptici ma senza banalità. Ma Boxtrolls è un tre su tre, e dimostra anche se non ce ne dovrebbe essere più bisogno, che l’animazione è qualcosa di ben più stratificato e rivolto a una gamma di spettatori più ampia possibile.