La figlia del dragone

La principessa Ling Moy è una stella dei palcoscenici americani. Ma nessuno conosce la sua vera identità. E' difatti la figlia del famigerato dottor Fu Manchu, genio delle arti magiche, capace di avvelenare tutti colori che hanno avuto un ruolo nello sterminio della sua famiglia. Sarà proprio Ling Moy a prendere le veci del padre ne suo piano criminoso.
    Diretto da: Lloyd Corrigan
    Genere: drammatico
    Durata: 70
    Con: Warner Oland, Anna May Wong
    Paese: USA
    Anno: 1931
4.7

La figlia del dragone (Daughter of the Dragon, 1931) è il terzo capitolo della saga del Dr. Fu Manchu. Tutti i primi tre capitoli (Il misterioso dottor Fu Manchu, Il ritorno del dottor Fu Manchu e La figlia del dragone) sono interpretati da Warner Oland, il quale in questo terzo capitolo viene spalleggiato da Anna May Wong, che interpreta sua figlia. La saga ha inizio quando il dottor Fu Manchu deve vendicare la scomparsa della sua famiglia, avvenuta durante la ribellione dei Boxer cinesi, che vede coinvolti gli eserciti occidentali. Da quel momento Fu Manchu inizia la sua vendetta contro i più facoltosi inglesi, coinvolti nel conflitto.

E’ da qui che parte una trama semplice e complessa che si dipana nei tre capitoli, ciascuno dotato di una durata simile ad un episodio di una moderna serie televisiva. La differenza è che in questi tre capitoli il linguaggio è tagliato, agile, totalmente privo di lungaggini. Nelle nuove copie rimasterizzate (nelle copie visionate non ci sono particolari indicazioni di restauro) il lavoro sul b/n è soddisfacente e il sonoro ha la sua importanza nella costruzione di un’atmosfera misteriosa, quasi incantata. Ne La figlia del dragone Anna May Wong è portatrice del consueto fascino richiestole dal ruolo e crea una simbiosi con la letale malvagità creata dal padre Fu Manchu.

Neanche la risoluzione del conflitto, vagamente semplicistica, priva l’atmosfera di fascino e di ambiguità. Il modo in cui viene costruita la dinamica dei confitti all’interno della nobile casa degli anni ’30, lascia presagire fantasmi di alterità e di complesse trame irrisolte. Tutto questo viene condotto con a consueta libertà anti autoriale degli anni ’30, diretta da un signor nessuno come Lloyd Corrigan, un onesto mestierante dotato del talento fondamentale per creare una storia di suspence prima di Hitchcock.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).