“Adesso vi faccio vedere io di cosa sono capace”, sembra questo l’atteggiamento preso dell’autore di Whiplash e La la land Damien Chazelle. Dopo la visione di un film-bolide come Babylon, che per tre ore corre senza freni e senza inibizioni verso strade acuminate e piene di fuochi d’artificio. A differenza dei suoi colleghi Paul Thomas Anderson e Quentin Tarantino, che con i rispettivi Licorice Pizza e C’era una volta a… Hollywood hanno ricreato atmosfere scontatissime e quasi senili, Chazelle, al quinto film sente l’esigenza di sperimentare e di sorprendere ancora.
Babylon è un’opera magna dove si può trovare di tutto e il contrario di tutto. Racconta, come si sa, il passaggio dal muto al sonoro, ma lo fa cercando di non prendere strade risapute. Mentre ad ogni stacco di montaggio del suddetto film di Tarantino ci si ricorda molto bene dei Kill Bill e degli Inglourious Basterds; e in Licorice Pizza si ricordano le stramberie già viste in Vizio di forma, con Babylon Chazelle cerca una cesura importante rispetto a La la land. Dopo un film fantascienza come First Man molto rischioso, classico e risaputo anche se non così pedante, Banylon s’impone come un fuoco d’artificio di grande pregnanza stilistica. Chazelle non fatto ancora per i il cinema-museo di Tarantino e non gira a vuoto come Licorice Pizza.
Chazelle prende il personaggio del messicano, lo mette al centro di un discorso che si dipana in una traiettoria arroventata, dove sporcizia e lussuria si confondono, fino a emergere in qualcosa di assolutamente esplosivo, che necessiterà di una seconda visione per essere giudicato da un altro punto di vista. Forse l’entusiasmo visivo invecchierà male nel lungo termine? Per questo film-lampadario-pieno di torce si acceso e ha lasciato irretito e inebetito lo spettatore.
Si prenda come esempio solo la scena della prima volta in cui Nellie Leroy/Margot Robbie deve affrontare per la prima volta la lavorazione di una scena con il sonoro: c’è un crescendo impressionante di paradossale ilarità. Davvero non si riesce a trattenere lo sghignazzo, la costruzione della partitura comica è impressionante.