Se il primo Suicide Squad del 2016 si era venduto benissimo sul mercato, soprattutto grazie alla presenza di Will Smith e del Joker di Jared Leto, il secondo, anche per colpa del virus, sembra che non otterrà la stessa accoglienza. Il regista James Gunn viene dalle produzioni folli di Troma e dal successo de i guardiani della galassia, dove anche lì era presente un cast capace di attirare l’attenzione, ovvero Bautista, Chris Pratt e Zoe Saldana.
Allora dov’è l’inghippo che intriga così tanto questa ennesima produzione supereorica? Si dice che Gunn abbia ottenuto il massimo della libertà creativa dalla DC Comics. Sarà. Ma se non del genio capace di creare coreografie, balletti, situazioni paradossali, il film rimane spento e monotono. Ad esempio: non ho creduto minimamente al fascino de I guardiani della galassia. Era una produzione costruita per soddisfare tutti. Ma il cast assassinava il film.
Il nuovo Suicide Squad – Missione suicida presenta un impianto di false partenze e di continui depistaggi. Esagera a volte con i dettagli truculenti, ma presenta in 130 minuti una notevole articolazione. Quindi non si tratta dell’ennesima regia muscolare. Margot Robbie è alla sua migliore interpretazione (in questo senso, il film di Scorsese sul lupo Jordan Belfort era un elogio fuori tempo massimo del neoliberismo, quindi non conta), Idris Elba tiene alto il profilo del cast, la squadra suicida è ben equilibrata e lo squalo demente funziona molto più del procione de I guardiani della galassia.
Per il resto le coreografie vengono inserite su un telaio narrativo costruito ad arte, con un falso inizio, un inizio vero e proprio, un proseguimento e una finale con sorpresa. Il fatto che Suicide Squad abbia incassato appena 26 milioni e mezza nel primo weekend di programmazione statunitense è un effetto del virus e anche di una mancata affiliazione da parte del pubblico che non ha visto nomi di richiamo oppure ha considerato l’operazione già vista e l’ha rifiutata.