La questione col cinema di genere è il dover confrontarsi con la Storia del cinema, con i suoi epigoni e con la tendenza ai corsi e ai ricorsi storici. La rilettura del genere dell’orrore negli ultimi vent’anni del cinema americano ha portato a una disfatta completa, culminata con la dichiarazione di morte del genere stesso. Non basta certo un Rob Zombie a rivitalizzare il panorama. L’ultimo film dell’orrore classico resta il Bram Stoker’s Dracula (1992) di Coppola.
Arrivando al caso di Robert Eggers e dell’orrore psichico di The Lighthouse ci si accorge che il film arriva quando tutto è già stato detto, ogni storia è stata narrata e quando un regista italiano come Guadagnino ha dovuto intraprendere la strada del genere orrorifico lo ha fatto a suo rischio e pericolo attuando una puntualissima e precisa riscrittura scenica nello spazio e nella Storia del classico Suspiria di Dario Argento. Miracolosamente il film ha senso e più che funzionare, prende la scena con la capacità di capovolgerla. Difatti, l’effetto e quanto meno straniante. Un colpo da maestro. Non prevedibile. Molti hanno detto che non c’era più nulla da dire dopo il film di Argento, ma ri-scrivere la scena dell’orrore e degli orrori dopo la fine del cinema dell’orrore e degli orrori, oggigiorno, è di una difficoltà unica al mondo.
Eggers più che ri-scrivere la scena si ostina a ri-scrivere la Storia e lo fa con pedante puntualità. The VVitch (2015) era una sontuosa ricostruzione storica del periodo dei sabba e delle streghe. Condotta con grande sapienza storicistica riguardo al lavoro sulla scena, Eggers prediligeva la correttezza linguistica, senza aggiungere dettagli rivelatori. Con The Lighthouse il regista propende per una impostazione di accumulo di digressioni visive allucinatorie, che portano ad una sentenza definitiva di introflessione psichica. Il film si richiude su sé stesso in modo traumatico. Quello che si è visto per tutta la durata del film è stata un’allucinazione progressiva, dettata più da un’estetica di primitivismo allegorico che non da un avvicinarsi quieto all’orrore, come ha fatto Guadagnino per Suspiria 2018.
The Lighthouse stordisce con la sua voglia di stupire e rinnova un orrore insinuante, grazie a immagini semplici e potenti, ricordando allo spettatore che quello che sta guardando è comunque un corollario a un immaginario classico già ampiamente sfruttato.