Mantenere in naftalina un film come Edison – L’uomo che illuminò il mondo (The Current War) per due anni, con la produzione di Martin Scorsese e con un cast di serie A che comprende Benedict Cumberbatch, una delle star di Animali fantastici, Katherine Waterson, Nicholas Hoult, reduce dal successo de La favorita di Lanthimos e Michael Shannon, non trova spiegazioni adeguate se non nella scarsa appetibilità del prodotto sul mercato, decisa dagli esercenti. La scusa ufficiale è che tra i produttori del film compariva Harvey Weinstein, colpito dalle note vicende giudiziarie, ma deve esserci per forza un altro motivo. Gli addetti ai lavori non hanno creduto al potenziale commerciale dell’opera e hanno per adesso, scritto la dichiarazione di morte del film sul mercato. D’altronde il film uscirà negli Stati Uniti solo ad Ottobre 2019, quindi sarà lo spettatore a decidere una sua tardiva resurrezione o una conferma delle scelte dettare dagli esercenti.
In pochi hanno apprezzato in Edison l’eleganza di tocco, la turbine narrativa del racconto, alcuni guizzi purissimi di sceneggiatura (Tesla entra nella stanza di Westinghouse e si accorge che è inclinata di alcuni gradi), la descrizione del periodo storico senza giochini di montaggio, la precisione delle angolazioni, l’assenza apparente di un’autorialità di marca, firmata per esempio, da un esperto del cinema enigmistico e prestidigitatore come Nolan, il cui The Prestige (2006) fa da prepotente termine di paragone rispetto a questo The Current War.
E’ cinema raffazzonato? Televisione filmata? Non c’è tutto il balletto di sospetti e intrighi costruito da Nolan? Eppure il rapporto di convergenza tra i tre contendenti, Westinghouse, Edison e Tesla rientra in un gioco di forze dove l’imprenditoria è messa sullo stesso piano delle conoscenze scientifiche, cosa che nel film di Nolan non si vedeva, anche perché il cineasta inglese era interessato alle tre fasi del gioco di magia, mentre Gomez-Rejon offre una puntuale e a tratti spietata requisitoria sul contesto storico. Tesla aveva idee geniali ma non le sapeva vendere, veniva accusato di essere solo un immigrato, Westinghouse e Edison danno vita ad un duello di rara fascinazione.
Michael Shannon non fa più le smorfie di Animali notturni (2016) e non ha più la faccia corrucciata come in Take Shelter (2011), torna umano e si spegne dolorosamente in una performance pacata e attenta alle sfumature. Katherine Waterson brilla come al solito di luce propria come aveva dimostrato in Vizio di forma (2014), a Nicholas Hoult viene dato il ruolo che vale una carriera e si confronta in modo spavaldo con il ruolo di Tesla, dovendo sopportare il confronto con la prova immensa data dal suo illustre predecessore, il Duca Bianco David Bowie, che nel film di Nolan recitava la proverbiale battuta “il mondo sopporta un solo cambiamento alla volta”. Hoult non è Bowie e lo scarto si sente molto, ma le tinte scure e la scenografia si amalgamano perfettamente nell’intento semi accademico di Gomez-Rejon e il risultato è far sembrare Tesla un uomo fuori del suo tempo.
Il film su Edison di primo acchitto, lasciato in mano ad un regista che non si chiama Scorsese, Nolan, Spielberg o Tim Burton doveva essere, secondo i pronostici, un totale disastro. Ne viene fuori un racconto tagliente, la ricostruzione di un mondo-cinema perfettamente adagiata sui ritmi dell’epoca, riuscendo anche a dire molto sul mondo di oggi, come già aveva fatto il film di Nolan. La differenza tra The Prestige e Edison sta nel controllo assoluto di Nolan e nella semplice accuratezza di Gomez-Rejon. Il cinema autoriale vive anche di queste inattese e fruttuose deviazioni dalla norma estetica di riferimento.