The Interview

Dave Skylark e Aaron Rapoport lavorano al programma televisivo, Skylark Tonight. Quando vengono a sapere che Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano, è un grande ammiratore del loro show, i due tentano di intervistarlo. Ma la CIA si intromette, reclutandoli per una missione segreta.
    Diretto da: Evan Goldberg, Seth Rogen
    Genere: commedia
    Durata: 112
    Con: James Franco, Seth Rogen
    Paese: USA
    Anno: 2014
5.9

Apprezzo molto Seth Rogen, credo che sia uno degli artisti hollywoodiani più brillanti e camaleontici degli ultimi dieci anni. Si tratta indubbiamente di un fenomeno dall’umorismo scatologico ma intelligente, una di quelle menti (insieme a Judd Apatow e a Todd Phillips) che hanno saputo reinventare il genere comico, sfoderandolo in tutte le sue sfumature neo-demenziali ma estirpandone, nello stesso tempo, il lato più umano e sentimentale. Prova di questo talento purissimo sono le sceneggiature di film come Superbad, Strafumati e The Green Hornet, oltre che la regia del precedente Facciamola Finita insieme al braccio destro Evan Goldberg (confermato anche alla co-regia di The Interview). Rogen ha dimostrato di possedere anche corde d’attore drammatico davvero notevoli, come nel bellissimo e inedito Take This Waltz o nel commovente 50/50. Purtroppo, la sua seconda prova dietro alla macchina da presa si rivela il primo passo falso della sua carriera.

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Il fatto che l’uscita nelle sale cinematografiche di The Interview sia stata un caso mondiale, dopo il tentativo di bloccare il film da parte degli hacker nordcoreani, fa davvero sorridere, una volta terminata la visione. Rogen e Goldberg non hanno certamente alcun tipo di pretesa satirica o di denuncia politica: il loro è semplicemente l’ennesimo tentativo di parodiare il più classico archetipo della spy story alla James Bond o alla ‘Mission:Impossible’. L’impressione è che il bersaglio potesse essere un dittatore qualsiasi e che nell’operazione dei due protagonisti di uccidere Kim Jong-un non ci sia, in fondo, nient’altro che il gusto della semplice goliardata, che è inoltre soltanto il pretesto per ironizzare sulla facile contrapposizione tra società occidentale (rappresentata in tutto il suo immaginario pop, vacuo e consumistico) e l’arretratezza della società post-comunista. Da qui a fare di The Interview un baluardo della libertà d’espressione ce ne passa, in modo particolare nel momento in cui gli stessi autori non sembrino particolarmente interessati ad alcun dibattito politico.

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Il problema di The Interview, dunque, è quello di non fare così tanto ridere, dal momento che l’originalità delle trovate comiche provenienti dalla lucida follia di Seth Rogen sembra essersi esaurita. Seth si affida nuovamente al suo fidatissimo compagno di sbronze James Franco per il ruolo dello showman egocentrico, stupido e narcisista, emblema della televisione spazzatura, incaricato di intervistare Kim Jong-un, malgrado la sua impreparazione nelle dinamiche politiche tra Stati Uniti e Corea del Nord. Il buon James suscita come sempre una naturale simpatia e a lui si devono i pochi passaggi divertenti, a cominciare dall’iniziale intervista a Eminem nella quale quest’ultimo rivela inaspettatamente la sua omosessualità. Quello che manca completamente, purtroppo, è la carica autodistruttiva e autoreferenziale che caratterizzava Facciamola Finita e la sua sana e liberatoria volgarità. Oltre al fatto che spariscono del tutto i ritratti umanissimi di Superbad e di Strafumati di goffi e imbranati americani medi alle prese con situazioni più grandi di loro, in luogo di due macchiette dello star-system già viste in opere molto più riuscite (Anchorman, Zoolander).

James Franco;Seth Rogen

L’augurio è che Rogen torni a cimentarsi nel racconto ultra-demenziale della provincia americana, utilizzando anche una buona dose di citazionismo fanzinaro, ma evitando la parodia grossolana e superficiale. Oppure, sfrutti maggiormente le sue eccezionali potenzialità d’attore “malin-comico”, perché di ridere piangendo e di piangere ridendo se ne ha sempre bisogno.

A proposito dell'autore

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Laureato in giurisprudenza e autore del blog Il bello, il brutto e il cattivo. Si innamora del cinema nel 1999, dopo aver visto Tutto su mia madre, L'estate di Kikujiro, Eyes wide shut... Oggi, i suoi autori di riferimento sono Paul Thomas Anderson e Lars von Trier. Attualmente collabora con la rivista di cinema Ciak.