Interstellar

Futuro imprecisato. A causa delle tempeste di sabbia e di un virus che ha distrutto le piantagioni di grano, l'ex astronauta Cooper, dedicatosi all'agricoltura insieme alla famiglia, torna in contatto con la NASA. Gli viene offerto di tornare sullo spazio per cercare un nuovo pianeta abitabile.
    Diretto da: Christopher Nolan
    Genere: fantascienza
    Durata: 169
    Con: Matthew McConaughey, Jessica Chastain
    Paese: USA, UK
    Anno: 2014
6.7

Il cinema che ha in testa Christopher Nolan è sempre troppo grande e imponente per essere contenuto in una narrazione che faccia del suo campo visivo un campo di battaglia autonomo e articolato. Stavolta con Interstellar il regista di Inception ha esagerato, scaraventando negli occhi dello spettatore inerme una struttura narrativa di alta complessità, dove i punti cardinali, al termine del viaggio, combaciano per puro miracolo.


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Dei viaggi nello spazio tempo, del surfing spaziale tra i pianeti, delle contorsioni quinto dimensionali Nolan in Interstellar fa un coacervo di visioni al limite del sopportabile, andando a costruire una sciarada di effetti speciali dove mixa l’intrattenimento pop di stampo hollywoodiano, ad una struttura narrativa dove si vorrebbe spiegare una complessa teoria della fisica quantistica. L’inconoscibile ha sempre fatto parte del cinema di Nolan, che si diverte anche in questo film a confondere le carte, per imporre allo spettatore una visione cosmica quasi ai livelli del Malick di The Tree of Life (2010). Il cuore pulsante di questo space journey funziona come il nodo temporale di una spirale in volo, dove si può vedere una delle due facce, senza poterne vedere due contemporaneamente. E’ il paradosso della fisica quantistica, dove non possiamo avere due informazioni diverse su un oggetto nello stesso punto di visione e nello stesso momento.

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Interstellar è come una meravigliosa supernova di cui si conosce perfettamente la scia luminosa, ma di cui rimangono ignoti la destinazione e il motivo. La trovata finale con le stazioni spazio temporali incorporate nello wormhole è un gioco astuto e infantile, che ricorda quanto Nolan sia soprattutto uno sperimentatore orientato ad una videoludicità perfettamente inquadrata con il tempo dell’odierna iperconnessione. Nel viaggio interstellare il gruppo di astronauti si imbatte in un villain che ha il volto di un Matt Damon forse accecato da una certa maniera e quando la Marv di Jessica Chastain, una volta scoperto il nodo segreto della formula, esclama un prorompente “eureka!” si capisce che Nolan ha voluto concedere qualcosa all’entertainment per dare respiro ad una narrazione congestionata e purissima, piena di rimandi ad altre stazioni temporali e ad evidenti citazioni da 2001: Odissea nello spazio.

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Forse l’unica figura allegorica che può descrivere il garbuglio narrativo di Interstellar è la chimera, l’oggetto inarrivabile ed incomprensibile che fluttua nel nulla della notte, finché il poeta non la vede e se ne innamora, cantandone la bellezza, il mistero, la memoria e i desideri. Il cinema di Nolan dopo Inception sposa il meccanismo della chimera, raggiungendo un punto di non ritorno nella filmografia del suo autore: adesso Nolan dovrà spiegare come mai è arrivato a questo punto e perché ha deciso di intraprendere una rotta impervia e piena di insidie.