Edge of Tomorrow Senza domani

Futuro imprecisato. Bill Cage è un comandante scelto per sovrastare i Mimic, una razza aliena alla conquista del Pianeta Terra. Cage viene ucciso in battaglia, ma dopo la morte si risveglia sempre nel giorno precedente, a causa di un virus alieno che gli dà la capacità di fermare il tempo. Solo la marine Rita Vratasky saprà aiutarlo.
    Diretto da: Doug Liman
    Genere: fantascienza
    Durata: 113'
    Con: Tom Cruise, Emily Blunt
    Paese: USA, AUSTR
    Anno: 2014
6.3

Feroci come il demonio, fitti come la merda: la colorita espressione d’un sergente di ferro (Bill Paxton) per dire “arrivano i mostri”. Sono gli alieni che hanno invaso la Terra e si apprestano a conquistare l’Europa.
Il Colonnello Bill Cage (Tom Cruise) è tra i valorosi che dovranno affrontare una battaglia decisiva sulla spiaggia. Suo malgrado: in realtà è uno stratega in carica all’ufficio stampa dell’esercito, finito con molta recalcitranza in un’ingovernabile divisa-esoscheletro come l’ultima delle reclute dopo aver pestato i piedi alle persone sbagliate. Che lo scontro abbia inizio: di nuovo, e di nuovo – visto che, durante l’attacco, Bill cade sul campo ma resta contaminato dal sangue di un alieno che gli conferisce la facoltà di rivivere sempre la stessa giornata e di manipolare il tempo. L’impresa resta disperata, ma una super-soldatessa (Emily Blunt) darà una mano.

Con Edge of Tomorrow – Senza domani, il regista Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith) si mette alle spalle il discutibile risultato del film di fantascienza Jumper del 2008, così come Tom Cruise rialza la testa dopo il deludente Oblivion (2013). Il pool di energie creative funziona: nelle fonti (la light novel All you need is kill di Hiroshi Sakurazaka), nell’adattamento (script affidato a Christopher McQuarrie, Oscar per I soliti sospetti) e nell’amplificazione visiva del mezzo cinematografico, che si esalta con una tridimensionalità finalmente appropriata, a dispetto di tante produzioni recenti in cui appariva come la scusa per il sovrapprezzo (l’ultima: Maleficent).
Nell’incrociare, non si sa quanto volutamente, suggestioni da Ricomincio da capo (l’automiglioramento), Looper (il tempo rivissuto in loop) e Starship Troopers Fanteria delo spazio (il marasma bellico-fantascientifico), il set di Edge of Tomorrow si popola di spettacolari effetti, con il clangore delle divise metalliche iper-tecnologiche che saettano a mo’ di videogioco sparatutto nel brulichio tentacolare dei Mimics. Con un impianto narrativo tutto reboot, decisivo diventa il ruolo del montaggio: scapicollato per ritmo, brillante per l’ironia delle ellissi, di elastica intelligenza nelle accelerazioni e decelerazioni.
Se Tom Cruise resta piuttosto uguale a se stesso, conoscendo un’evoluzione fisica più che mentale, nell’andamento forsennato del film questa ed altre impercettibili sciatterie di formato non turbano il tourbillon degli eventi, che anzi s’avventura in un climax mozzafiato con un’affascinante sfida nella città morta: a Parigi, sotto al Louvre, tra rifrazioni d’acqua e della piramide di vetro. Museale – per staticità – anche la bellezza di Emily Blunt, che preserva un fascino atletico per fortuna appena ammorbidito da insinuati romanzetti.
Né stancante né ripetitivo, Edge of Tomorrow di Doug Liman s’impone con immaginosità sbarazzina come un solido film di fantascienza, tra l’action ed il war movie, assorbendo con creativo mestiere cinematografico sia gli spunti del romanzo illustrato giapponese che gli ingombranti canoni di genere.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".