Futuro imprecisato. La Terra ha subito una nuova glaciazione. Gli ultimi sopravvissuti vivono confinati all'interno di uno speciale treno capace di perforare il ghiaccio. Sul treno vige una rigida struttura sociale fatta di diseguaglianze. Si scatenerà presto una rivolta del ceto meno abbiente.
Diretto da: Bong Joon-ho
Genere: azione
Durata: 126'
Con: Chris Evans, Tilda Swinton
Paese: SUD COR., USA
Anno: 2013
Snowpiercer, quinto lungometraggio del coreano Bong Joon-ho, già autore di quattro film di culto (la commedia nera Barking Dogs Never Bite, il poliziesco sui generis Memories of Murder, il monster-movie The Host, il grottesco Mother), è ispirato dal fumetto francese di culto Le Transperceneige, graphic-novel di Jean-Marc Rochette, Jacques Lob e Benjamin Legrand.
Non essendo un esperto di fumetti, sono andato a controllare la fonte dopo la visione del film, scoprendo che uscì a puntate nei primi anni Ottanta su una rivista a tema. Improvvisamente tutto si è chiarito: perché la sensazione di avere assistito ad un film dall’impronta molto retrò era fortissima già mentre, uscendo dalla sala, cercavo di raccogliere le idee.
In realtà si sa che Bong, il quale ha raccontato di essere stato folgorato dalla lettura del fumetto, avrebbe voluto realizzare Snowpiercer già dopo il successo critico di Memories of Murder, e che l’idea di dare al film un taglio multietnico ha favorito l’afflusso di capitali internazionali – Snowpiercer è infatti una produzione che coinvolge Corea del Sud, USA, Francia e Repubblica Ceca, nell’ultima delle quali si sono svolte le riprese.
La somma delle parti, comunque, non equivale al risultato finale. Snowpiercer è un lavoro di smagliante fattura tecnica e le riprese quasi tutte in interni dimostrano una volta di più la capacità del cineasta coreano di imprimere svolte sorprendenti anche solo con un ralenti o il tempismo nella comparsa di personaggi strepitosi (il killer interpretato da Vlad Ivanov che insegue Chris Evans risalendo il treno è da applausi), dettagli, accorgimenti scenografici non comuni. Tanto più che il carico politico del plot è facilmente sovrapponibile alla realtà globale senza per questo apparire forzato o pretestuoso.
Rimane però qualche perplessità sull’ispirazione effettiva del film, come se la lunga preparazione e la complessità dell’operazione – produttiva, di casting, di costruzione simbolica del discorso – avesse appesantito il disegno d’insieme.
Snowpiercer fa il suo dovere spettacolare e arriva in fondo con indiscutibile professionalità; tuttavia non riesce a stagliarsi come un punto di ripartenza per il genere forse anche perché frenato, si diceva, da un soggetto ormai stagionato, che nel confronto con l’attualità suona ormai troppo leggero (il che in un altro contesto avrebbe potuto essere un pregio).
In aggiunta a questo il passo del film è, malgrado tutti gli sforzi di Bong di rilanciare l’attenzione, leggermente monocorde nel suo passaggio da una carrozza all’altra del treno, molto simile a quello di livello in livello in un videogame (non c’è intento dispregiativo nel paragone, a scanso di equivoci). Certo, l’abilità del regista è anche nel mantenere sorvegliati il citazionismo e l’intertestualità, pur copiosamente presenti (basti solo pensare a Ed Harris in un nuovo ruolo da deus ex machina, come in The Truman Show). E dispiace, al tirar delle somme, non sentirsela di festeggiare l’ennesimo gioiello di un regista che non sembra peraltro appagato e che, verosimilmente, avrà la possibilità di regalarci altri capolavori in futuro.
Ma a volte anche le migliori intenzioni non bastano per ottenere il massimo. Se sul piano dell’emozione rimane qualche incertezza, Snowpiercer è però ugualmente importante nella sua dignità di robusto blockbuster d’azione.