Ender's Game

In una stazione orbitante intorno alla terra la Battle School è un'accademia militare interstellare dove i giovani vengono addestrati alla guerra. Fra i tanti promettenti il Colonnello Graff seleziona Ender, un ragazzo che sembra avere la stoffa del vero leader.
    Diretto da: Gavin Hood
    Genere: fantascienza
    Durata: 114'
    Con: Harrison Ford, Asa Butterfield
    Paese: USA
    Anno: 2013
6.6

Dopo vari tentativi falliti nel corso degli anni, la prima trasposizione al cinema del celebre romanzo fantascientifico Il gioco di Ender, scritto da Orson Scott Card nel 1985 ha preso finalmente vita: in un futuro prossimo la Terra viene attaccata da una razza aliena. Solo l’eroico intervento del Comandante Mazar Rackham impedisce la disfatta del genere umano e la sconfitta degli invasori. Per prevenire ulteriori attacchi vengono selezionati bambini prodigio in campo militare che dovranno diventare i nuovi salvatori del pianeta.
Tra di loro spicca il giovane Ender Wiggin, dotato di eccezionali abilità tattiche e strategiche. Sotto la superficie di convenzionale action sci-fi ben diretto e narrato, in Ender’s Game si nasconde qualcosa di più profondo.

La rappresentazione di un futuro nichilista, un sistema che costringe l’individuo a mostrare la propria brutalità, a sopraffare gli altri, un mondo che fa sentire inadatti se troppo teneri di cuore.
E fa ancora più male vedere che le vittime di questo annientamento psicologico siano dei giovani che vengono privati troppo presto della loro innocenza, costretti a fare i conti con una realtà violenta a cui si deve rispondere con maggiore impeto animale e senza alcuna diplomazia.
Così ogni volta che l’ Ender interpretato da Asa Butterfield avanza nella sua educazione alla guerra conquistando maggiori responsabilità un pezzetto della sua umanità scompare, fino al dissolversi completo dell’io e giustificare un atto deplorevole.
Il pregio maggiore del film va dato al regista Gavin Hood abile a far passare un concetto semplice ma efficace e più adulto rispetto al pubblico di riferimento a cui Ender’s Game si rivolge.
Il regista di Il mio nome è Tsotsi maschera con una pellicola di ottimo intrattenimento e dalla struttura video ludica ( la sceneggiatura a opera dello stesso Hood, si concentra sui vari step accademico-militari che il protagonista deve affrontare, come livelli di un videogame) e con un estetica elegante e geometrica, un messaggio poco piacevole e poco conciliatorio soprattutto per gli standard hollywoodiani, dove il lieto fine è un puro atto di rimozione dalla coscienza.

A proposito dell'autore

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20 anni, diplomato al liceo linguistico. La passione per il cinema lo ha travolto dopo la visione di Pulp Fiction. Ha frequentato un workshop di critica cinematografica allo IULM. I sui registi di riferimento sono Tarantino, Fincher, Anderson, Herzog e Malick. Ama anche anche il cinema indie di Alexander Payne e Harmony Korine. Oltre che su CineRunner, scrive anche su I-FilmsOnline.