La vita di un giovane americano, Don Jon, i cui maggiori interessi sono la palestra, le donne e il porno. Ma un giorno incontra un'affascinante ragazza che gli chiede di fare i conti con quest'ultima imbarazzante ossessione
Diretto da: Joseph Gordon-Levitt
Genere: commedia
Durata: 90'
Con: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson
Paese: USA
Anno: 2013
Don Jon – esordio alla regia di Joseph Gordon-Levitt (anche sceneggiatore e attore protagonista) – parte come una ludica versione delle imprese di un simpatico macho spavaldo e sciupafemmine per poi diventare altro.
Il nostro Don Giovanni, Jon Martello (Joseph Gordon-Levitt), viene da una famiglia di italoamericani del New Jersey, attaccati ai loro rituali social-religiosi, che aspettano con ansia che il figlio trovi una “brava ragazza” e metta su famiglia. Ma quello che interessa davvero a Jon è il porno, che consuma quotidianamente e abbondantemente.
Il porno è la sua isola felice, ciò che preferisce più di ogni altra cosa, perfino alle ragazze in carne ed ossa che (quasi) ogni sera riesce ad abbordare in discoteca.
La prima parte mette in scena la routine di Don Jon, come lo chiamano gli amici, fieramente appagato dalla sua ritualità reiterata e compiaciuta fatta di allenamenti in palestra, tirate a lucido di casa e auto fiammante tamarra, e più di ogni altra cosa, dal consumo compulsivo di porno e conseguente confessione del “peccato” in chiesa subito dopo – assolto ogni volta dal prete con la solita formula standard.
Ad arrestare, in parte, e poi a dissolvere il loop frenetico di Jon ci penseranno due donne: le due figure femminili che dovrebbero corrispondere alle due anime del film; la maggiorata (Scarlett Johansson), fighetta frivola, che lo trascina a vedere rom-comedy da multiplex e che vorrebbe tenerlo al guinzaglio, e la matura fricchettona (Julianne Moore), dolente, saggia e “rilassata”, che indicherà a Jon la via per il vero benessere fisico e spirituale, non privandolo del suo piacere per eccellenza, ma invitandolo invece al consumo di una pornografia altra, meno artificiale e standardizzata di quella che offre la rete.
Gordon-Levit usa il tono cazzaro da buddy movie nella prima parte per descrivere la ritualità compiaciuta del suo Don Giovanni e tonalità più dimesse e lacrimose da rom-comedy “indie” nella seconda.
Il risultato è una roba senza identità, molto poco divertente, e nemmeno chissà quanto profonda e arguta, come vorrebbe, ma alla fine dei conti molto furba, che non fa altro che raccontare il solito percorso di redenzione con annessa pseudo-moraletta.