Nella new York del 1974, Chris Pierzynsk esce dal carcere. Suo fratello Frank è un poliziotto, lo aiuterà a rifarsi una vita. Chris nonostante tutto non riesce stare fuori dal mondo del crimine. Nel frattempo Frank si innamora dell'ex moglie di un potente boss della malavita.
Diretto da: Guillaume Canet
Genere: thriller
Durata: 127'
Con: Clive Owen, Marion Cotillard
Paese: FRA, USA
Anno: 2013
New York, 1974. Chris (Clive Owen) e Frank (Billy Crudup) sono due fratelli che hanno scelto due percorsi d’esistenza completamente diversi. Chris è un criminale appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per omicidio mentre Frank è un poliziotto. Sempre in lotta tra loro, il ritorno di Chris farà riemergere vecchi rancori che porteranno i due fratelli a scontrarsi inevitabilmente. Diretto da Guillaume Canet, Blood Ties è il remake della pellicola del 2008 Les Liens du Sang che vedeva propri Canet nel ruolo da protagonista. Il film è stato presentato fuori concorso al 66° Festival di Cannes.
Per questo rifacimento in terra statunitense, Canet guarda al dramma familiare e al poliziesco, un film plumbeo immerso in una New York anni ’70. Il riferimento principale per Blood Ties è la New Hollywood che poteva contare su storie forti e personaggi indimenticabili, il cinema degli Scorsese, dei Lumet o De Palma, e la presenza in fase di sceneggiatura di uno come James Gray, forse uno dei più importanti registi americani contemporanei e uno dei pochi ad aver preso quell’eredità del cinema americano è una chiara dichiarazione d’intenti. In ultimo la presenza di un attore come James Caan, simbolo di quell’epoca filmica sembrano tutti segnali che Canet abbia realizzato un poliziesco neoclassico e archetipico che guarda a un certo periodo della settima arte raccontando l’incontro/scontro tra due fratelli, uno criminale, l’altro poliziotto e tutto ciò che narrativamente ne consegue.
Nonostante i presupposti Blood Ties non ha la forza delle migliori pellicole di genere o tornando a Gray l’innovatività di un’opera come I padroni della notte, simile per certi versi a Blood Ties. Ma dove Gray lavorava sul passato per poi percorrere una propria strada intimista e melò, Canet realizza una pellicola fuori tempo massimo, vecchia per racconto e toni, che non contestualizza la propria costituzione di pellicola di genere, ma se ne aggrappa in un fluire filmico che sa molto di fastidiosamente nostalgico. Così Blood Ties non si capisce chi e come voglia sorprendere, perché lo spettatore che conosce la materia trattata può giocare a indovinare le battute e le svolte della sceneggiatura, puntualmente indovinando tutto per quanto Canet non si stacchi da un modello vetusto di rappresentazione di personaggi e messa in scena.
Per 124 minuti, si assiste a un ordine precisamente controllato di eventi previsti e prevedibili: il ritorno del fratello, il tentativo di espiazione, io criminale e tu sbirro, e i legami di famiglia. Oltre a camminare su strutture di fabula sorpassati, Blood Ties si perde in storyline amorose che non vanno da nessuna parte e allungano inutilmente il minutaggio e spreca nomi come Marion Cotilliard e Zoe Saldana, costrette in ruoli macchietta. Blood Ties finisce nell’indifferenza e nel disinteresse di un remake non necessario, con in testa l”invasiva colonna sonora rock-vintage per rendere tutto più accattivante.